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- Materie : : : Medicina

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1. Introduzione
Medicina Scienza che si occupa di diagnosticare e curare le malattie, e di studiare modalità per prevenirle o, almeno, per limitare il loro diffondersi. Il termine "medicina" deriva dal latino ars medicina, "arte che è propria del medico".

2. Primordi della Medicina
Attraverso studi di paleopatologia, ossia dallo studio di crani, scheletri e mummie sui quali siano rimasti segni di interventi terapeutici o ritenuti tali, è possibile desumere quali fossero le pratiche mediche della preistoria. Anche lo studio di graffiti raffiguranti le procedure mediche o il rinvenimento di strumenti chirurgici appartenenti a società preistoriche, benché non sia di competenza della disciplina medica ma più propriamente si riferisca all'antropologia e all'archeologia, può aiutare a conoscere la pratica medica preistorica e ne giustifica la considerazione nella storia della medicina.
La maggior parte delle malattie veniva attribuita all'influenza di demoni maligni, che si credeva introducessero uno spirito, una pietra, o un verme nel corpo dell'ignaro paziente. Questi mali potevano essere evitati mediante l'applicazione di pratiche diverse, come la stregoneria, la danza, la magia, e l'uso di talismani e portafortuna. Se, tuttavia, il demone riusciva a penetrare nel corpo della vittima, in assenza di tali precauzioni oppure nonostante queste, si cercava di rendere il corpo inospitale per il demone, percuotendo, torturando e tenendo a digiuno il paziente. Lo spirito alieno poteva essere espulso anche con pozioni che provocavano vomito violento, oppure poteva essere estratto attraverso un foro praticato nel cranio. Quest'ultima procedura, chiamata trapanazione, era anche un rimedio contro i disturbi mentali, l'epilessia e la cefalea.
Le procedure operatorie nelle società antiche comprendevano la pulizia e la cura delle ferite mediante cauterizzazione (ossia bruciatura mediante un ferro incandescente), cataplasmi (applicazione di impasti, a base di sostanze varie, direttamente sul corpo) e suture (rudimentali tentativi di richiudere i lembi dei tagli); la riduzione di lussazioni e fratture con l'utilizzo di stecche. Ulteriori terapie erano costituite da purghe, diuretici, lassativi, emetici e clisteri. Maggiori successi in campo terapeutico vennero probabilmente raggiunti quando si cominciò a utilizzare estratti di piante, le cui proprietà medicinali furono via via scoperte. Questi estratti si rivelarono talmente efficaci che molti di essi sono utilizzati ancora oggi (vedi Fitoterapia) ; tra questi, la digitalina, uno stimolante cardiaco estratto dalla digitale, è forse il più conosciuto. americarx.com

3. Medicina Egizia
Numerose pratiche di medicina prescientifiche, non supportate da sperimentazioni sistematiche ma basate su tradizioni di magia, cultura popolare e di chirurgia elementare, erano in uso in varie società, in particolare in quella egizia: ciò prima che la medicina greca, più avanzata, si diffondesse, il che avvenne intorno al VI secolo a.C. All'interno della medicina egizia si potevano distinguere due diversi filoni: quello magico-religioso, che comprendeva elementi molto primitivi, e quello empirico-razionale, basato sull'esperienza e l'osservazione, privo di componenti mistiche.
Le comuni malattie degli occhi e della cute erano solitamente curate dai medici con il metodo empirico-razionale, grazie soprattutto al fatto che questi organi sono direttamente accessibili; i disturbi di altre parti del corpo venivano, invece, curati da stregoni con magie e incantesimi. Durante la terza dinastia (vedi Antico Egitto) il medico iniziò a distinguersi come figura, sia pure primitiva, di scienziato, diversa dallo stregone e dal sacerdote. Il primo medico egizio il cui nome è giunto fino a noi è Imhotep (vissuto intorno al 2725 a.C.), famoso anche come costruttore di piramidi e come astrologo.
Solitamente il medico trascorreva nelle scuole dei templi anni di duro addestramento, in modo da apprendere l'arte dell'interrogazione del malato, della sua ispezione e della palpazione (esame del corpo effettuato tastando con le mani la superficie corporea). La farmacopea del tempo includeva sostanze medicinali vegetali: era comune l'uso di lassativi come fichi, datteri e olio di ricino; l'acido tannico, derivato principalmente dalla noce di galla, era considerato utile nel trattamento delle ustioni. Sebbene gli egizi praticassero l'imbalsamazione, la loro conoscenza dell'anatomia, ossia del tipo, della struttura e della disposizione degli organi, era modesta e, di conseguenza, anche le procedure chirurgiche erano molto limitate: una pratica di antica tradizione e ancora largamente applicata era la trapanazione, ossia la perforazione del cranio allo scopo di curare cefalee e disturbi mentali.

4. Medicina della Mesopotamia
A causa del sistema teocratico assiro-babilonese (vedi Assiria), in Mesopotamia la medicina non poté staccarsi dall'influenza della demonologia e delle pratiche magiche. Le tavolette incise con caratteri cuneiformi giunte fino a noi ci forniscono un'ampia serie di anamnesi (cioè di storie di casi clinici) ben classificate. Modelli di terracotta del fegato (considerato la sede dell'anima), sorprendentemente accurati, indicano l'importanza attribuita allo studio di quell'organo per determinare le intenzioni degli dei, che venivano anche indagate interpretando i sogni. I numerosi rimedi medici utilizzati in Mesopotamia erano soprattutto di natura vegetale; qualche farmaco era invece di natura minerale.

5. Medicina Ebraica
La medicina ebraica, che trasse molto dal contatto con la medicina mesopotamica nel periodo di cattività assira e babilonese (vedi Ebrei), considerava la malattia come una prova dell'ira di Dio. I sacerdoti acquisirono la responsabilità di compilare regolamenti igienici, mentre venne definita la figura professionale della levatrice. Sebbene la Bibbia contenga alcuni riferimenti alle malattie causate dall'intrusione degli spiriti, il tono della medicina biblica è particolarmente moderno nella sua forte enfasi sulla prevenzione della malattia. In particolare, il libro del Levitico comprende precise indicazioni su argomenti come l'igiene femminile, la necessità dell'isolamento dei malati e la disinfezione dei materiali in grado di ospitare e trasmettere germi. Sebbene la circoncisione fosse l'unica procedura chirurgica descritta ed effettuata secondo una pratica precisa, venivano anche curate le fratture, con bende arrotolate, e le ferite, con olio, vino e balsamo. Si ritiene che il termine "lebbra", citato tanto di frequente nella Bibbia, indicasse molte malattie della pelle, compresa la psoriasi.

6. Medicina Indiana
Le pratiche dell'antica medicina indù, o del Vedanta (1500-100 a.C.), sono descritte nelle opere di due medici più tardi, Charaka e Susruta. Susruta fornì descrizioni riconoscibili di malaria, tubercolosi e diabete. Scrisse anche della canapa indiana (Cannabis sativa indica) e del giusquiamo (Hyoscyamus niger) per indurre anestesia, e segnalò antidoti specifici e terapie molto efficaci per i morsi dei serpenti velenosi. Un antico farmaco indù derivato dalla radice della pianta indiana Rauwolfia serpentina fu la fonte del primo tranquillante moderno. Nel campo della chirurgia agli indù si attribuisce la maggiore abilità del mondo antico. Furono probabilmente i primi a eseguire con successo innesti cutanei e chirurgia plastica del naso. Con la diffusione del buddhismo lo studio dell'anatomia fu proibito, e con la conquista musulmana il campo della medicina in India declinò ulteriormente.

7. Medicina Cinese
Nell'antica Cina le proibizioni religiose contro la dissezione fecero sì che le conoscenze delle strutture e delle funzioni del corpo restassero inadeguate. Di conseguenza la tecnica chirurgica restò elementare, a vantaggio dello sviluppo della medicina esterna. Le terapie di cui questa si avvaleva erano soprattutto il massaggio e la coppettazione (metodo per trattare le congestioni, in cui il sangue viene attirato sulla superficie della pelle tramite l'applicazione cutanea di una coppa in cui viene creato il vuoto). Due particolari metodi terapeutici erano: l'agopuntura, cioè l'infissione di aghi sottili nella cute per alleviare dolore e congestione; la moxibustione, metodo di cauterizzazione della pelle basato sull’applicazione di moxa accesa, cioè di una preparazione di foglie di assenzio cinese inzuppate in olio. Importanti farmaci cinesi erano il rabarbaro, l'aconito, lo zolfo, l'arsenico e, importantissimo, l'oppio. Venivano inoltre usati preparati a base di organi ed escrementi di animali, retaggio di antichi rituali.

8. Medicina Greca
La medicina greca più antica era collegata alla magia e agli incantesimi. Omero, che considerava Apollo il dio iniziatore dell'arte sanitaria, nell'Iliade rivela una notevole conoscenza del trattamento delle ferite e di altre lesioni tramite chirurgia, la quale veniva già riconosciuta come specialità distinta dalla medicina interna. In seguito Asclepio sostituì Apollo come dio della medicina e i sacerdoti praticarono l'arte della guarigione nei suoi templi. Più tardi ancora, una setta semisacerdotale, quella degli Asclepiadi, che si dichiaravano discendenti del dio della medicina, praticò una forma di psicoterapia. Alcune prove indicano che gli studi egizi sulla fisiologia e la patologia, basati sul lavoro del medico Imhotep, possano aver influenzato il filosofo greco Talete di Mileto che viaggiò in Egitto nel VII secolo a.C.
Entro il VI secolo a.C. la medicina greca era diventata completamente laica e valorizzava l'osservazione clinica e l'esperienza. Nella colonia greca di Crotone lo studioso Alcmeone identificò il cervello come sede fisiologica dei sensi. Il filosofo greco Empedocle, invece, elaborò il concetto secondo il quale la malattia è causata da uno squilibrio nell'armonia che normalmente sussiste tra i quattro elementi fondamentali (fuoco, aria, acqua e terra) e formulò una rudimentale teoria dell'evoluzione.

Il giuramento di Ippocrate
Coo e Cnido furono le sedi delle più famose scuole greche di medicina che fiorirono nel V secolo a.C. sotto gli Asclepiadi. Studenti di entrambe le scuole contribuirono probabilmente alla stesura del Corpus Hippocraticum, un'antologia di scritti tradizionalmente attribuita a Ippocrate di Coo, considerato il fondatore della medicina. In tale opera non si prevede l'utilizzo a scopo terapeutico di pratiche magiche. I medici erano tenuti a pronunciare il famoso giuramento, attribuito a Ippocrate e tuttora in uso (Giuramento di Ippocrate). Le nozioni di anatomia umana erano fondate soprattutto sulla dissezione di animali; quelle di fisiologia si basavano sull'attività dei quattro umori cardinali, o fluidi, dell'organismo, un concetto derivato dalla teoria dei quattro elementi di Empedocle: dolore e malattie erano attribuiti allo squilibrio di questi umori. Il vero genio di Ippocrate si rivela negli Aforismi e prognostici, contenenti concisi riassunti di vasta esperienza clinica che ispirarono innumerevoli commenti fino al XVIII secolo. Notevole è anche l'opera di Ippocrate Fratture, Lussazioni e Ferite.

Aristotele e la scuola medica alessandrina
Sebbene non fosse un medico, il filosofo greco Aristotele diede un importante contributo allo sviluppo della medicina con le sue dissezioni di numerosi animali, che lo hanno reso noto come fondatore dell'anatomia comparata. Nel corso del III secolo a.C. Alessandria d'Egitto, sede di una famosa scuola di medicina e di una ricchissima biblioteca, divenne il centro della scienza medica greca. Ad Alessandria, l'anatomista e chirurgo greco Erofilo eseguì la prima dissezione pubblica di cui si ha notizia e il fisiologo Erasistrato fece un importante studio sull'anatomia del cervello e dei nervi, delle vene e delle arterie. I seguaci di questi scienziati si divisero in molte sette in conflitto fra loro; il gruppo più importante fu quello degli empirici, che basavano la propria dottrina sull'esperienza tratta dalla prova e dall'errore. Gli empirici erano eccellenti chirurghi e farmacologi; un loro seguace, Mitridate VI, sviluppò il concetto di induzione della tolleranza ai veleni con la loro somministrazione in dosi progressivamente crescenti.

9. Medicina Greco-Romana
La medicina greca di Alessandria influenzò Roma, nonostante l'iniziale resistenza dei romani. Asclepiade di Prusa svolse un ruolo importante nella diffusione della medicina greca a Roma nel I secolo a.C. Contrario alla teoria degli umori, Asclepiade sosteneva che il corpo fosse composto da particelle staccate, o atomi, separati da pori, e che la malattia fosse causata dall'alterazione del moto ordinato degli atomi o dal blocco dei pori, che egli tentava di guarire tramite l'esercizio fisico, i bagni e le variazioni della dieta, piuttosto che con i farmaci. Questa teoria venne ripresa periodicamente e in varie forme fino al XVIII secolo.
I principali scrittori di medicina nel I e II secolo d.C. furono il romano Aulo Cornelio Celso, autore di un'enciclopedia di medicina; il medico greco Pedanio Dioscoride, il primo botanico medico scientifico; il medico greco Arteo di Cappadocia, un discepolo di Ippocrate; l'anatomista greco Rufo di Efeso, noto per i suoi studi sul cuore e sugli occhi; e infine Sorano di Efeso, un altro medico greco, che registrò nozioni di ostetricia e ginecologia, apparentemente basate su dissezioni umane, e che, sebbene aderisse alla scuola di Asclepiade, distingueva le malattie in base ai sintomi e al decorso.

L’importanza di Galeno
Galeno di Pergamo, anch'egli greco, fu il medico più rilevante di questo periodo; l’importanza di questo medico, nella storia della medicina antica, è seconda solo a quella di Ippocrate. Galeno descrisse i quattro sintomi classici dell'infiammazione (arrossamento, dolore, calore e gonfiore) e contribuì notevolmente alla conoscenza delle malattie infettive e alla farmacologia. La sua conoscenza anatomica degli esseri umani era incompleta, in quanto era fondata sulla dissezione delle scimmie.
Alcuni degli insegnamenti di Galeno furono di ostacolo al progresso della medicina. Ad esempio, la sua teoria secondo cui il sangue trasportava il pneuma, o spirito della vita, che conferiva a questo il colore rosso, insieme all'erronea nozione che il sangue passa attraverso una parete porosa, posta fra i ventricoli del cuore, rallentarono la comprensione della circolazione e scoraggiarono le ricerche nel campo della fisiologia. Ciononostante, l'importanza del lavoro di Galeno è enorme in quanto, attraverso i suoi scritti, le nozioni della medicina greca vennero tramandate al mondo occidentale dagli arabi. Galeno resta inoltre famoso per il suo lavoro più importante, sulla forma e la funzione dei muscoli e delle diverse aree del midollo spinale, nonché per le sue abilità nel formulare la diagnosi e la prognosi (cioè nella capacità di prevedere quale sarà il decorso della malattia e la possibilità di guarigione).

10. Medicina Romana
I romani contribuirono al progresso della medicina soprattutto nel campo della sanità e dell'igiene pubblica: i vespasiani, gli acquedotti e gli ospedali pubblici dei romani sono rimasti insuperati fino ai tempi moderni. La graduale infiltrazione nel mondo romano di vari popoli stranieri fu seguita da un periodo di crisi nelle scienze. La medicina occidentale nell'Alto Medioevo fu costituita da elementi popolari, frammisti ad alcune nozioni classiche, spesso mal comprese e applicate. Perfino nella sofisticata Costantinopoli vi fu un recupero di pratiche magiche. Solo pochi e insigni medici greci, come Oribasio, Alessandro di Tralles e Paolo di Egina mantennero vive le antiche tradizioni, nonostante la decadenza morale, la superstizione e l'inerzia intellettuale del periodo.

11. Medicina Araba
Nel VII secolo una vasta parte del mondo orientale venne invasa dai conquistatori arabi. In Persia gli arabi appresero la medicina greca nelle scuole dei cristiani nestoriani, membri di una setta in esilio dall'impero bizantino. Tali scuole avevano conservato molti testi andati perduti nella distruzione della biblioteca di Alessandria d'Egitto, e le traduzioni di questi testi dal greco furono fondamentali nel risveglio della scienza e nello sviluppo di un sistema arabo di medicina, basato sul pensiero greco e romano, in tutto il mondo di lingua araba. I più importanti medici di questo periodo furono: Al-Razi, noto sia come medico che come scrittore, anche perché fu il primo a descrivere il vaiolo, nel 910, e il morbillo, e a suggerire che il sangue fosse il vettore delle malattie infettive; Isacco Giudeo, un ebreo autore del primo libro interamente dedicato alla scienza della nutrizione; Avicenna, il cui famoso Canone di medicina costituiva la sintesi delle dottrine di Ippocrate, Aristotele e Galeno: molte preziose nozioni di igiene, dieta ed eugenetica vennero trasmesse all'Occidente attraverso i suoi scritti.
Nel XII secolo si ebbero: Avenzoar, il primo a descrivere il parassita che causa la scabbia e uno dei primi a mettere in discussione l'autorità di Galeno; Averroè, riconosciuto come il più grande commentatore di Aristotele; il discepolo di Averroè, Maimonide, le cui opere sulla dietetica, l'igiene e la tossicologia furono molto diffuse; e Al-Quarashi, detto anche Ibn al-Nafis, che scrisse commentari agli scritti di Ippocrate e trattati sulla dieta e le malattie degli occhi e, soprattutto, fu il primo a indicare il passaggio polmonare del sangue dal ventricolo destro al sinistro attraverso i polmoni. Gli arabi contribuirono allo sviluppo del concetto di "professionalità" del medico, che veniva valutata sottoponendo gli aspiranti medici a esami. Inoltre introdussero numerose sostanze terapeutiche chimiche e raggiunsero risultati straordinari nei campi dell'oculistica e dell'assistenza sanitaria pubblica.

12. Medicina Europea
Nell'Alto Medioevo la medicina europea soffrì della totale disorganizzazione dei medici laici. Per rispondere alle necessità di assistenza medica nacque la medicina monastica che, prendendo origine dalle infermerie dei monasteri, si diffuse presto, favorendo il sorgere di istituzioni caritatevoli progettate per l'assistenza dei molti malati di lebbra e altre malattie infettive (vedi Assistenza infermieristica). In questo campo furono attivi soprattutto i monaci benedettini, che raccolsero e studiarono testi medici antichi nella loro biblioteca di Montecassino, nel Lazio. San Benedetto da Norcia, fondatore dell'ordine, obbligò i membri dell'ordine a studiare le scienze, e soprattutto la medicina, mentre l'abate Bertario di Montecassino fu egli stesso un medico famoso. Con il teologo franco Rabano Mauro, anche Fulda, in Germania, divenne un famoso centro di studi medici. Entro il IX secolo, grazie agli sforzi di Carlo Magno, la medicina fu inclusa nei corsi di studio delle scuole delle cattedrali. Al contrario, San Bernardo di Chiaravalle proibì ai monaci cisterciensi di studiare libri medici e vietò l'uso di tutti i rimedi diversi dalla preghiera.
Durante i secoli IX e X, Salerno, che già anticamente veniva considerata luogo ideale di cura, divenne gradualmente un rinomato centro medico; all'inizio dell'XI secolo divenne sede della prima scuola occidentale di medicina. L'insegnamento era di tono soprattutto pratico e laico, e sottolineava l'importanza della dieta e dell'igiene personale. Il medico e traduttore Costantino Africano, che si fece monaco benedettino e si ritirò nel monastero di Montecassino, tradusse dall'arabo in latino molti classici greci di medicina per gli studenti sia di Salerno sia di Montecassino.

La medicina in Europa dopo l’anno Mille
Lo studio della medicina trasse grande beneficio dal lavoro del vescovo Raimondo che, intorno al 1140, fondò a Toledo, in Spagna, un istituto per la traduzione in latino dei manoscritti medievali arabi, comprese le opere di Al-Razi e Avicenna. Nel XII secolo gli studi medici diventarono sempre più teorici e accademici, diffondendosi alla scuola di medicina di Montpellier e poi alle Università di Parigi, Oxford e Bologna. Entro la fine del secolo XII, il risveglio della medicina laica e le restrizioni imposte alle attività dei monaci fuori dai monasteri avevano causato il declino della medicina monastica, la quale aveva, tuttavia, svolto una preziosa funzione di conservazione delle tradizioni degli studi medici. Nel XIII secolo vennero introdotte rigorose misure di controllo dell'igiene pubblica e innovazioni legislative che consentivano di attuare dissezioni del corpo umano e di esercitare la medicina solo in seguito al superamento di un esame e al rilascio di una licenza. La medicina accademica rimase, tuttavia, soprattutto un esercizio di logica sui dogmi antichi. Fra gli scienziati più rappresentativi di questo periodo vi furono lo scolastico tedesco Alberto Magno, che si occupò di ricerca biologica, e il filosofo britannico Ruggero Bacone, che eseguì studi di ottica e rifrazione e fu il primo a suggerire che la medicina dovesse avvalersi di rimedi ottenuti dalla chimica. Tuttavia, perfino Bacone, che era spesso considerato un pensatore originale e un pioniere della scienza sperimentale, era dominato dall'autorità degli antichi autori greci e arabi.

Lo sviluppo degli studi anatomici e chirurgici
In Italia, nel XIII secolo, importanti centri di medicina furono le Università di Bologna e Padova. A Bologna si tentò di confermare i concetti dell’anatomia classica, applicando le tecniche di dissezione umana, mentre a Padova Pietro d'Abano cercò di riconciliare la contraddizione fra la medicina degli autori greci e arabi. Nonostante i pregiudizi popolari, lo studio dell’anatomia continuò. Benché a quell'epoca la posizione sociale del chirurgo fosse considerata inferiore a quella del medico, notevoli progressi furono compiuti dal chirurgo Ugo da Lucca, che sconfessò alcuni degli insegnamenti di Galeno e praticò terapie semplificate di lussazioni, fratture e ferite. Ugo da Lucca studiò la sublimazione dell'arsenico e, inoltre, si attribuisce a lui la fondazione di una scuola di chirurgia a Bologna nel 1204. Guglielmo da Saliceto e il suo discepolo Lanfranchi furono pionieri nell'anatomia chirurgica; inoltre Lanfranchi è considerato il primo ad avere distinto l'ipertrofia dal cancro del seno. Due figure dominanti della chirurgia francese in questo periodo furono Henry de Mondeville, chirurgo del re di Francia e fautore del trattamento asettico delle ferite e dell'uso delle suture, e Guy de Chauliac, noto come il fondatore della chirurgia francese e ritenuto il primo ad avere riconosciuto la peste che comparve in Europa nel 1347. Guy de Chauliac, i cui scritti sottolineavano l'importanza della dissezione anatomica nell'addestramento del chirurgo, sembra inoltre essere stato il primo a descrivere l'ernia femorale (1361) e sembra avere inventato numerosi strumenti chirurgici.

La medicina nel Rinascimento
Sebbene durante il Rinascimento il pensiero medico non sia stato alterato in modo sostanziale, si intensificò la critica nei confronti di Galeno e degli arabi, mentre ebbero rinnovata fortuna le dottrine di Ippocrate. Gli artisti del Rinascimento si dedicarono allo studio dell'anatomia umana, e soprattutto dei muscoli, allo scopo di rappresentare meglio il corpo umano. Leonardo da Vinci eseguì disegni anatomici molto accurati basati sulla dissezione di cadaveri, anche se sfortunatamente il suo lavoro, che rimase in gran parte perduto per secoli, esercitò poca influenza sui suoi contemporanei.
Nel 1543 la pubblicazione del trattato di anatomia De humani corporis fabrica da parte dell'anatomista belga Andrea Vesalio costituì una pietra miliare nel progresso della scienza medica. Centinaia di errori anatomici di Galeno vennero dimostrati con chiarezza da questo attento osservatore e dal suo contemporaneo Gabriele Falloppio, che scoprì le tube uterine (in seguito chiamate con il suo nome) e il timpano, diagnosticò le malattie delle orecchie servendosi di uno speculum (strumento che permette di allargare la cavità che si vuole osservare) e descrisse dettagliatamente i muscoli oculari e i dotti lacrimali. Galeno venne contraddetto anche dal medico spagnolo Michele Serveto, che fu il primo a descrivere il sistema circolatorio nei polmoni e a spiegare che il calore del corpo doveva essere correlato con i processi digestivi (oggi sappiamo che gli alimenti forniscono l’energia per tutte le reazioni metaboliche e, dunque, anche per il mantenimento della temperatura corporea).
La ribellione di Paracelso, nuove tecniche chirurgiche e la nascita della batteriologia
Durante la sua burrascosa carriera, il medico e alchimista svizzero Paracelso, fondatore della chemioterapia, si ribellò alla tradizione bruciando i trattati classici sulla medicina, tenendo conferenze in tedesco anziché in latino e scoprendo nuovi composti chimici ad azione terapeutica. Introdusse l’idea, rivoluzionaria a quel tempo, che le malattie fossero causate da agenti esterni al corpo e non, come invece si credeva, che derivassero da squilibri degli “umori” corporei. Il chirurgo francese Ambroise Paré migliorò le tecniche di amputazione chirurgica utilizzando, come tecnica per arrestare le emorragie, la legatura delle arterie invece della cauterizzazione. Il medico e poeta italiano Girolamo Fracastoro, considerato il fondatore dell'epidemiologia, dimostrò il carattere specifico delle febbri e descrisse il quadro clinico del tifo; il termine "sifilide", applicato a una malattia virulenta che a quell'epoca devastava l'Europa, deriva dal suo famoso poema Syphilis sive de morbo gallico, del 1530. Inoltre, la teoria di Fracastoro in base alla quale le malattie infettive vengono trasmesse da invisibili semi di contagio, in grado di autoriprodursi, anticipò le moderne teorie batteriologiche.

13. Gli albori della Medicina Moderna
L'avvenimento che dominò la medicina del XVII secolo e segnò l'inizio di una nuova epoca nella scienza medica fu la scoperta della circolazione del sangue da parte del medico e anatomista inglese William Harvey. Nel 1553 Michele Serveto aveva descritto il transito del sangue nei polmoni. Nel suo De motu cordis et sanguinis in animalibus, del 1628, Harvey dichiarò che il cuore pompa il sangue in una circolazione continua. Marcello Malpighi proseguì l'opera di Harvey, scoprendo i capillari, e l'anatomista italiano Gaspare Aselli fornì la prima descrizione adeguata dei vasi chiliferi.
In Gran Bretagna, Thomas Willis studiò l'anatomia del sistema nervoso, fu il primo a identificare il diabete mellito e descrisse numerose malattie nervose. Il medico inglese Francis Glisson pose le fondamenta della moderna conoscenza dell'anatomia del fegato, descrisse il rachitismo (detto anche malattia di Glisson) e fu il primo a dimostrare che i muscoli si contraggono durante i movimenti. Un altro inglese, Richard Lower, compì importanti ricerche sull'anatomia del cuore, dimostrò l'interazione fra aria e sangue ed eseguì una delle prime trasfusioni di sangue riuscite. La sua opera completò quella di altri membri del cosiddetto gruppo di Oxford, i fisiologi Robert Boyle e Robert Hooke, pionieri della fisiologia della respirazione.

La scuola iatromeccanica e la scuola iatrochimica
Il matematico e filosofo francese René Descartes, che eseguì anche dissezioni anatomiche e studiò l'anatomia dell'occhio e il meccanismo della visione, sosteneva che il corpo funzionasse come una macchina. Questa teoria venne abbracciata dai cosiddetti iatromeccanici, le cui idee erano contrastate dagli iatrochimici, che consideravano la vita come una serie di processi chimici. Esponenti della prima corrente furono il medico italiano Santorio Santorio, che studiò il metabolismo, e il matematico e fisico italiano Giovanni Alfonso Borelli, che lavorò nell'area della fisiologia. Jan Baptista van Helmont, un medico e chimico fiammingo, fondò, invece, la scuola iatrochimica, il cui lavoro fu portato avanti dall'anatomista prussiano Franciscus Dubois, che studiò la chimica della digestione e mise l'accento sulla terapia farmacologica delle malattie.
Il medico Thomas Sydenham, detto l'Ippocrate inglese, e in seguito il medico olandese Hermannus Boerhaave, sottolinearono l'importanza dell'osservazione diretta del malato e dell'approccio clinico alla medicina. Sydenham condusse vasti studi sulla malaria e sui meccanismi delle epidemie e operò la distinzione fra scarlattina e morbillo. Nel 1632 l'introduzione in Europa di una sostanza che sarebbe divenuta nota come chinino, ottenuta dalla corteccia della Chinchona officinalis, rappresentò un altro importante progresso terapeutico.

Vitalisti e meccanicisti
Dopo le scoperte dell'astronomo polacco Niccolò Copernico, di Galileo e del matematico e fisico Isaac Newton, la medicina del XVIII secolo si sforzò di adattarsi al rigore degli studi tecnico-scientifici. Ciononostante continuarono a ottenere credito teorie astruse e non dimostrate. Georg Ernst Stahl sosteneva, ad esempio, che l'anima fosse il principio vitale e che controllasse lo sviluppo organico (vedi Vitalismo); al contrario, il medico tedesco Friedrich Hoffmann considerava il corpo come una macchina e la vita come un processo meccanico (vedi Meccanicismo).
Queste teorie opposte di vitalisti e meccanicisti ebbero grande influenza sulla medicina del XVIII secolo. Lo scozzese William Cullen attribuiva la malattia all'eccesso o alla carenza dell'energia nervosa, mentre John Brown, suo discepolo, insegnava che la malattia era causata da debolezza o da inadeguata stimolazione dell'organismo: in base alle sue teorie, note come sistema browniano, sarebbe stato necessario aumentare la stimolazione tramite terapia con alte dosi di farmaci e salassi (il salasso, di antichissima origine, era una pratica con la quale si aspirava sangue dal corpo di un malato, spesso con l'ausilio di sanguisughe, poiché si riteneva che ciò potesse fare “uscire” la malattia).

Omeopatia, frenologia, mesmerismo
Verso la fine del XVIII secolo il medico tedesco Samuel Hahnemann sviluppò il metodo dell'omeopatia, basato su dosi infinitesimali di rimedi di natura vegetale, minerale o animale. Altri metodi proposti verso la fine del XVIII secolo e all'inizio del XIX furono la frenologia, una teoria formulata dai medici tedeschi Johann K. Spurzheim e Franz J. Gall, che ritenevano che l'esame del cranio di un soggetto avrebbe rivelato informazioni sulle sue funzioni mentali, e la teoria del magnetismo animale, o mesmerismo, sviluppata dal medico austriaco Franz Mesmer, che credeva nell'esistenza di una forza magnetica dotata di potenti influssi sul corpo umano.

14. La fine del XVIII Secolo
Nel XVIII secolo ebbe grande importanza il lavoro del medico britannico William Smellie, le cui innovazioni nel campo dell'ostetricia infransero il monopolio delle levatrici, e quello dell'anatomista e ostetrico scozzese William Hunter, che studiò con Smellie e fu fratello del noto anatomista e chirurgo John Hunter. William Hunter ridiede vitalità allo studio dell'anatomia in Inghilterra e portò avanti il lavoro di Smellie, teso a fare dell'ostetricia un ramo separato della medicina.
Altri importanti contributi di questo periodo furono la costituzione della disciplina della patologia da parte dell'anatomopatologo italiano Giambattista Morgagni; gli studi sulla fisiologia sperimentale del naturalista e biologo italiano Lazzaro Spallanzani, che rifiutava la teoria della generazione spontanea; la ricerca sulla fisiologia neuromuscolare dello scienziato svizzero Albrecht von Haller; nonché gli studi sulla pressione del sangue eseguiti dal botanico, chimico e fisiologo svizzero Stephen Heles. Importanti studi di botanica furono condotti dallo svedese Carlo Linneo, che inventò il moderno sistema di classificazione tassonomica basato sulla nomenclatura binomia, e dal medico, botanico e minerologo britannico William Withering, che introdusse il farmaco estratto dalla digitale.
A John Hunter si devono grandi progressi nella chirurgia; il medico britannico James Lind trattò lo scorbuto, combattendo la carenza di vitamina C che causava la malattia, prescrivendo bevande a base di succo di limone. Il riformatore sociale britannico John Howard sostenne la necessità di un trattamento più umano dei pazienti degli ospedali e dei reclusi delle prigioni in tutta l'Europa. Nel 1796 Edward Jenner scoprì il principio della vaccinazione come misura preventiva contro il vaiolo, rendendo possibile il controllo di questa malattia e gettando le basi dell'immunizzazione moderna.

15. La Medicina nel XIX Secolo
Molte scoperte fatte nel XIX secolo portarono a grandi passi avanti nella diagnosi e nella terapia delle malattie e nei metodi chirurgici. Le procedure diagnostiche dei disturbi del torace erano già progredite nel XVIII secolo con il metodo della percussione descritto dal medico austriaco Leopold Auenbrugger nel 1761. Il suo lavoro fu, tuttavia, ignorato fino al 1808, quando venne pubblicato in una traduzione francese dal medico personale di Napoleone. Intorno al 1819 il medico francese René T. H. Laënnec inventò lo stetoscopio, che tuttora è uno degli strumenti più utili del medico. Numerosi eccellenti clinici britannici fecero propri i nuovi metodi di diagnosi delle malattie, con il risultato che i loro nomi sono diventati noti poiché abbinati a malattie oggi comunemente riconosciute. Thomas Addison scoprì la malattia delle ghiandole surrenali detta morbo di Addison; Richard Bright diagnosticò la nefrite, che un tempo veniva detta malattia di Bright; Thomas Hodgkin descrisse una malattia maligna dei tessuti linfatici, ora nota come linfoma di Hodgkin; il chirurgo e paleontologo James Parkinson descrisse la malattia neurologica cronica chiamata morbo di Parkinson; e il medico irlandese Robert James Graves diagnosticò il gozzo esoftalmico, detto anche malattia di Graves.

Le prime scoperte della medicina scientifica
La medicina deve molto alle università tedesche per le scoperte scientifiche che eliminarono ciò che rimaneva della tradizionale teoria degli umori. Di importanza fondamentale fu lo sviluppo, da parte del botanico tedesco Matthias J. Schleiden, della teoria cellulare dello sviluppo organico, che aprì la strada allo studio microscopico dei tessuti malati. In seguito, l'anatomista e fisiologo tedesco Theodor Schwann applicò le teorie di Schleiden all'evoluzione della vita animale. L'opera di Marie F.X. Bichat nello studio sistematico del tessuto umano fu fondamentale per lo sviluppo dell'istologia. Il patologo e medico austriaco Karl von Rokitansky, che eseguì oltre 30.000 autopsie, fu il primo a individuare l'origine batterica dell'endocardite. Tra gli altri fondatori della patologia microscopica si ricordano il già citato Theodor Schwann, il fisiologo e neurologo tedesco Robert Remak, il fisiologo ceco Jan E. Purkinje, l'anatomista e fisiologo svizzero Rudolf Albert von Kölliker, nonché l'anatomopatologo tedesco Friedrich Gustav Jakob Henle. In Germania il biologo estone Karl Ernst von Baer condusse ricerche pionieristiche di embriologia scoprendo l'ovulo umano, e il fisiologo tedesco Johannes Peter Müller introdusse il concetto dell'energia specifica dei nervi. Il culmine di questa notevole serie di studi è costituito dall'opera di Rudolf Virchow, la cui teoria che le malattie non sono altro che l'espressione della reazione delle cellule ad agenti esterni che invadono l'organismo resta la pietra miliare della moderna scienza medica.

Darwin, Pasteur e Koch
La teoria dell'evoluzione sostenuta da Charles Darwin ravvivò l'interesse per la scienza dell'anatomia comparata e della fisiologia; gli esperimenti sulle piante del biologo austriaco Gregor Mendel ebbero un effetto simile, stimolando gli studi sulla genetica umana e l'ereditarietà. I primi studi sulla fermentazione da parte del chimico e microbiologo francese Louis Pasteur provocarono l'accantonamento definitivo della teoria della generazione spontanea e risvegliarono l'interesse per l'ipotesi che le malattie potessero derivare da un contagio specifico. Importante nello sviluppo della teoria dei germi fu il lavoro pionieristico sulla febbre puerperale da parte del medico e scrittore statunitense Oliver Wendell Holmes e dell'ostetrico ungherese Ignác F. Semmelweis, che dimostrarono che l'alto tasso di mortalità nelle donne dopo il parto era attribuibile ad agenti infettivi trasmessi dalle mani non lavate dei medici. Louis Pasteur e Robert Koch fornirono contributi fondamentali alla batteriologia, che nel giro di pochi decenni portarono all'isolamento delle cause di antichissimi flagelli come antrace, difterite, tubercolosi, morbo di Hansen (lebbra) e peste. Il fisiologo tedesco Emil H. Du Bois-Reymond contribuì all'acquisizione di nuove conoscenze, grazie ai suoi studi dei processi metabolici e della fisiologia di muscoli e nervi.

Batteriologia
Fra i primi batteriologi ricordiamo il fisiologo tedesco Edwin T. A. Klebs, che scoprì il bacillo che causa la difterite, studiò la batteriologia dell'antrace e della malaria e produsse la tubercolosi nei bovini e la sifilide nelle scimmie; il batteriologo tedesco Friedrich A. J. Löffler, scopritore del batterio responsabile della gonorrea; nonché il medico norvegese Gerhard Henrik Hansen, che scoprì il bacillo della lebbra. Il tedesco Karl S. F. Crédé introdusse la pratica di instillazione di gocce di una soluzione antisettica di nitrato d'argento negli occhi dei neonati per prevenire la gonoblenorrea (o congiuntivite gonococcica). Il metodo di Pasteur dell'immunizzazione tramite inoculazione di virus attenuati venne impiegato con successo nel trattamento della rabbia; il batteriologo tedesco Emil von Behring sviluppò sieri immunizzanti contro difterite e tetano. Il batteriologo russo Ilja Mečnikov fu il primo a dimostrare il processo della fagocitosi, cioè la capacità di distruggere batteri e altre sostanze estranee da parte di alcune cellule del sangue.
Nel 1900 il medico, chirurgo e batteriologo dell'esercito degli Stati Uniti Walter Reed e i suoi colleghi, sviluppando un suggerimento del biologo cubano Carlos Juan Finlay, dimostrarono che la zanzara è il vettore della febbre gialla, solo pochi anni dopo che il medico britannico Ronald Ross aveva dimostrato il ruolo della zanzara nella diffusione del parassita della malaria.

Chirurgia
La chirurgia trasse grande beneficio dallo sviluppo della teoria dei germi. Il chirurgo e biologo britannico Joseph Lister adottò l'uso del fenolo come agente antisettico, ottenendo eccezionali risultati nella riduzione della mortalità per le infezioni delle ferite. Lister dimostrò, inoltre, che i batteri vengono trasportati dall'aria; l'era della chirurgia asettica, basata sulla sterilizzazione di tutto ciò che viene in contatto con il malato durante un'operazione ebbe, tuttavia, inizio solo quando ci si rese conto che questi microrganismi vengono anche veicolati dalle mani e dagli strumenti. Un altro grande progresso nella chirurgia arrivò con la scoperta degli anestetici.

Fisiologia
Durante il XIX secolo, con i progressi compiuti dalla fisica e dalla chimica, anche la fisiologia fece enormi passi avanti. Fra i fisiologi più insigni di questo periodo vi furono il chimico tedesco Justus von Liebig, che sviluppò metodi analitici di chimica organica e studiò la chimica e il metabolismo degli alimenti, e il fisico e fisiologo tedesco Hermann L. F. von Helmholtz, inventore dell'oftalmoscopio e dell'oftalmometro, che studiò la velocità degli impulsi nervosi e i riflessi, ed eseguì studi di primaria importanza nell'ottica e nell'acustica.
Il fisiologo francese Claude Bernard, riconosciuto come fondatore della medicina sperimentale, fece importanti scoperte sulle funzioni del pancreas e del fegato, e sul sistema nervoso simpatico. L'opera di Bernard sull'interazione dell'apparato digerente e del sistema vasomotore, che controlla le dimensioni dei vasi sanguigni, fu ulteriormente sviluppata da Ivan P. Pavlov, che elaborò la teoria del riflesso condizionato, alla base delle teorie del comportamentismo. Altri fisiologi del XIX secolo furono il medico e fisiologo franco-statunitense Charles E. B. Séquard, che studiò le attività delle varie ghiandole che compongono il sistema endocrino, e il tedesco Karl F. W. Ludwig, che studiò l'attività cardiaca e renale con nuovi metodi di studio funzionale. Il lavoro dell'istologo spagnolo Santiago Ramón y Cajal fornì nuove conoscenze sulla struttura e la funzione del sistema nervoso.
Nel 1803, il biologo statunitense John Richardson Young descrisse il processo della formazione di acido cloridrico nel succo gastrico. Trent'anni più tardi, il chirurgo statunitense William Beaumont pubblicò i suoi studi sui succhi gastrici e sulla fisiologia della digestione. Nel campo della chirurgia ginecologica, nel 1809 il medico e chirurgo statunitense Ephraim McDowell eseguì la prima rimozione chirurgica di un tumore ovarico; a partire dal 1845, il ginecologo James M. Sims salvò la vita di innumerevoli donne, correggendo chirurgicamente la patologia chiamata fistola vescico-vaginale (che consiste nell'anomala presenza di un'apertura dalla vescica nella vagina).

Nuovi strumenti diagnostici
Un prezioso strumento diagnostico che, in questo periodo, entrò nella storia della medicina, furono i raggi X, scoperti per caso dal fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen. Il medico danese Niels Ryberg Finsen sviluppò una lampada a raggi ultravioletti, grazie alla quale fu possibile migliorare la prognosi di varie malattie della pelle. La scoperta del radio da parte dei fisici francesi Pierre e Marie Curie fornì le basi per un trattamento di alcune forme di cancro.

16. La Medicina nel XX Secolo
Nel XX secolo molte malattie infettive sono state sconfitte tramite lo sviluppo di vaccini e antibiotici, e con il miglioramento delle condizioni di vita. Il cancro e altre malattie non infettive, invece, sono oggi maggiormente diffuse di un tempo; parallelamente, anche la messa a punto di terapie efficaci contro tali patologie è andata sviluppandosi.
Nel XX secolo, inoltre, è stata avviata la ricerca di base sui meccanismi alla base dei fenomeni biologici; in molti settori sono state effettuate scoperte importanti, soprattutto per quanto riguarda la base della trasmissione delle caratteristiche ereditarie e i meccanismi chimici e fisici delle funzioni cerebrali.

Genetica
Una delle scoperte fondamentali del XX secolo è stata la dimostrazione di come vengono trasmesse le caratteristiche ereditarie. Un importante progresso fu compiuto negli anni Quaranta, quando Oswald T. Avery e i suoi colleghi del Rockefeller Institute di New York dimostrarono come certe caratteristiche possano essere trasmesse da un batterio a un altro per mezzo di una sostanza chiamata acido desossiribonucleico (DNA). Nel 1953 il fisico britannico Francis H.C. Crick e il biologo statunitense James D. Watson proposero un modello tridimensionale del DNA, denominato "modello a doppia elica". Negli anni Sessanta il biochimico Marshall W. Nirenberg arricchì questo modello di ulteriori informazioni essenziali, mentre nel 1970 Har G. Khorana impiegò per la prima volta queste informazioni per sintetizzare un gene in laboratorio.
Nella seconda metà degli anni Settanta gli scienziati svilupparono metodi per alterare i geni, e dalla metà degli anni Ottanta si iniziò a utilizzare alcune di queste tecniche per scopi medici. L'ingegneria genetica è la disciplina che si occupa di tale processo di modificazione di materiale genetico; le tecniche di cui essa si avvale comprendono la clonazione e la produzione di DNA ricombinante. Queste sono applicate per produrre a livello industriale grandi quantità di sostanze, come alcuni ormoni e l'interferone, identiche a quelle normalmente prodotte dall'organismo umano e che prima erano a disposizione solo in piccolissime dosi, date le difficoltà e i costi di estrazione dagli organi umani.

Chirurgia
Nella seconda metà del XX secolo sono state eseguite operazioni chirurgiche un tempo ritenute impossibili. Nel 1962 venne per la prima volta, e con successo, riattaccato al corpo di un paziente un braccio completamente staccato dalla spalla. Tecniche che ormai sono considerate quasi di routine permettono di riattaccare dita delle mani e dei piedi amputate accidentalmente. Questo tipo di chirurgia è stato reso possibile dai microscopi chirurgici, attraverso i quali il chirurgo è in grado di vedere minuscoli nervi e vasi sanguigni che vanno riattaccati, per far sì che la parte amputata riprenda a funzionare.
Protesi in titanio permettono oggi di ricostruire parti del corpo non funzionali per effetto di patologie o di malattie congenite. È oggi possibile anche costruire arti artificiali alimentati a batterie (vedi Bioingegneria). Tecniche di trapianto molto sofisticate permettono di salvare molti malati: ad esempio, il trapianto del rene permette di risolvere gravi forme di insufficienza renale.
Strumentazioni particolari sono disponibili per mantenere in vita i pazienti in attesa di effettuare determinati trattamenti: il polmone e il rene artificiale sono due strumenti di comune impiego. Uno strumento che si è affermato in diversi tipi di intervento è il laser: ad esempio, la terapia con raggio laser può spesso salvare la vista dei pazienti diabetici con danni ai vasi sanguigni dell'occhio. Alcuni gravi casi di epilessia vengono attualmente guariti individuando il punto danneggiato del cervello che causa le crisi e distruggendolo con una sonda raffreddata dall'azoto liquido.

Malattie infettive, antibiotici e vaccini
Nel XX secolo, grazie ai miglioramenti delle condizioni igieniche, agli antibiotici e ai vaccini, molte malattie infettive sono state sconfitte. La terapia farmacologica specifica per le infezioni ebbe inizio con la scoperta, da parte del tedesco Paul Ehrlich, di un composto contenente arsenico (salvarsan) per la terapia della sifilide. Nel 1932 lo scienziato tedesco Gerhard Domagk scoprì che il colorante prontosil rubrum era efficace contro le infezioni da streptococchi. La scoperta del principio attivo del prontosil, un composto chiamato sulfanilamide, condusse all'introduzione in terapia del primo gruppo di farmaci chemioterapici, i sulfamidici. La purificazione della penicillina, nel 1938, da parte dei biochimici inglesi Howard W. Florey ed Ernst B. Chain, avvenne dieci anni dopo la scoperta del potere battericida della muffa Penicillium fatta da Alexander Fleming. Lo scoppio della seconda guerra mondiale fece accelerare la produzione commerciale dell'antibiotico ottenuto da quella muffa, la penicillina, grazie alla quale la mortalità fra i soldati si ridusse notevolmente.

Il caso della tubercolosi
Fu scoperta anche una terapia specifica per la tubercolosi, la streptomicina, alla quale, tuttavia, i batteri responsabili della malattia divennero presto resistenti. Per questo motivo, venne sviluppata una combinazione di rifampicina più isoniazide, che resta la terapia preferibile per la tubercolosi. Il morbo di Hansen, o lebbra, si cura efficacemente con farmaci detti sulfoni, mentre la terapia della malaria è a base di derivati del chinino.

La lotta alle malattie virali
Non sono stati ancora trovati composti terapeutici efficaci contro le malattie causate da virus, per le quali il trattamento migliore resta la prevenzione tramite vaccini. Fra i primi a essere elaborati vi furono il vaccino contro il vaiolo, prodotto da Edward Jenner nel 1796, quello contro la febbre tifoide, sviluppato dal batteriologo britannico Almroth Wright nel 1897; l'antidifterico, nel 1923, e l'antitetanico negli anni Trenta. Un grande progresso nella preparazione di vaccini contro i virus si ebbe negli anni Trenta, con lo sviluppo di procedimenti per coltivare virus in colture di tessuto da parte dei microbiologi statunitensi John F. Enders e Frederick C. Robbins. Grazie a essi si ottennero vaccini contro la febbre gialla, la poliomielite, il morbillo, la parotite e la rosolia. All'inizio degli anni Ottanta l'ingegneria genetica ha reso possibile la preparazione di vaccini contro l'epatite B e l'influenza, mentre sono in corso esperimenti su un vaccino contro la malaria.
La lotta contro le malattie infettive si è complicata nella seconda parte del XX secolo, a causa dell'aumento della resistenza agli antibiotici da parte dei microrganismi e della scoperta di nuove malattie, come la malattia del legionario e la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).

Neurologia
Il cervello è stata una delle ultime parti del corpo umano a essere esplorata scientificamente. Nel XIX secolo Santiago Ramón y Cajal aveva usato coloranti chimici per descrivere dal punto di vista morfologico le diverse aree di questo organo; tuttavia, per assegnare a ciascuna di queste aree una specifica funzione, sarebbero stati necessari strumenti più sofisticati, che furono sviluppati nel XX secolo.
Nei primi decenni del Novecento, il neurochirurgo statunitense Wilder G. Penfield effettuò esperimenti in cui stimolava varie parti del cervello dei pazienti durante interventi chirurgici, dimostrando che varie funzioni muscolari ed emotive risiedevano in aree distinte. Gli studi sui soggetti, i cui emisferi destro e sinistro erano stati separati da lesioni, dimostrarono che ciascuna metà del cervello si occupa in modo particolare di specifiche attività. Negli anni Settanta lo sviluppo di sofisticati strumenti di indagine per immagini ha permesso agli studiosi di individuare le zone del cervello che controllano in modo specifico l'udito, il linguaggio e i movimenti degli arti.
Altrettanto importanti sono state le scoperte sul funzionamento del sistema nervoso. La teoria dei trasmettitori chimici, sviluppata nel XX secolo, afferma che gli impulsi passano da un neurone all'altro tramite una combinazione di segnali elettrici e chimici. Importante per la fisiologia è stata anche la scoperta, negli anni Settanta, che il cervello controlla le funzioni dell'organismo attraverso ormoni che dall'ipotalamo raggiungono l'ipofisi. Questo lavoro, compiuto dagli endocrinologi statunitensi Roger Guillemin e Andrew V. Schally, stabilì un legame fra la sfera emozionale e le reazioni chimiche dell'organismo. Nel campo della medicina clinica, una grande conquista del XX secolo è la messa a punto di terapie per malattie neurologiche come l'epilessia e il morbo di Parkinson.

Immunologia
Fino al XX secolo la conoscenza del sistema immunitario non compì notevoli progressi. Tale sistema, infatti, era noto soprattutto per la sua produzione di anticorpi in risposta a infezioni o all'immunizzazione. Negli anni Trenta l'immunologo tedesco Karl Landsteiner dimostrò la straordinaria specificità delle reazioni degli anticorpi, mentre altri scienziati scoprirono che esistono molti tipi di molecole di anticorpi. In seguito si scoprì che il sistema immunitario è alla base dell'incompatibilità del fattore Rh ed è responsabile del fallimento dei trapianti di organo. In seguito sono stati sviluppati farmaci che sopprimono temporaneamente il sistema immunitario, permettendo il trapianto di organi, e un antisiero, che ha permesso di superare efficacemente l'incompatibilità Rh. Oggi si sa, inoltre, che la formazione di anticorpi era responsabile di possibili malattie conseguenti alla trasfusione di sangue incompatibile, e la tipizzazione del sangue ha reso la trasfusione una procedura sicura e ampiamente applicabile.
Nella seconda metà del XX secolo alcuni scienziati hanno scoperto che le funzioni del sistema immunitario vengono compiute da due componenti, una umorale (anticorpi) e una cellulare (linfociti), che interagiscono tra loro nella difesa dell'organismo. Queste scoperte hanno permesso di comprendere la natura di molte malattie, dovute a carenze ereditarie di uno o più tipi di linfociti o alla produzione di anticorpi diretti contro componenti dell'organismo (vedi Malattie autoimmuni).

Radiologia
Nella seconda metà del XX secolo furono sviluppati nuovi e migliori metodi radiologici, per vedere all'interno del corpo umano. Negli anni Settanta, per individuare tipi specifici di cancro fu ideata una speciale macchina fotografica, sensibile ai raggi gamma. La diagnosi delle lesioni cerebrali migliorò notevolmente dall'invenzione, nel 1975, di un apparecchio computerizzato per radiografie, che permette di eseguire la tomografia computerizzata (TC). Attualmente, i sistemi di visualizzazione delle strutture corporee comprendono anche la tomografia a emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica nucleare (RMN). Da parecchi anni è, inoltre, in uso l'ecografia, basata sull'uso degli ultrasuoni.

Psichiatria
Fino alla prima parte del XX secolo la diagnosi di un disturbo mentale rappresentava soprattutto una condanna all'isolamento sociale; i malati di mente venivano tenuti rinchiusi in strutture poco rispettose della dignità umana e dotate di scarsissima assistenza. Il successo in psichiatria della terapia psicologica e farmacologica di alcune malattie mentali ha migliorato fortemente la prognosi di tali disturbi. Le teorie avanzate da Sigmund Freud furono tra i primi tentativi di comprendere le disfunzioni della mente. I metodi di psicoanalisi introdotti da Freud e successivamente modificati dai suoi discepoli si dimostrarono, tuttavia, insufficienti per la terapia di alcuni gravi disturbi mentali.
Un importante passo avanti nella terapia di questi disturbi fu l'introduzione di psicofarmaci. I primi a essere sperimentati furono le fenotiazine, che vennero impiegate all'inizio degli anni Cinquanta per trattare la schizofrenia; esse si dimostrarono, in particolare, molto efficaci nell'alleviare i sintomi di pazienti affetti da schizofrenia acuta. Attualmente, tuttavia, è noto che alcuni pazienti non rispondono ai farmaci e che, in ogni caso, è necessario fornire anche una psicoterapia di sostegno. Inoltre è stato osservato che alcuni soggetti trattati per molti anni con le fenotiazine sviluppano particolari disturbi neuromuscolari. Un altro importante progresso nella terapia farmacologica delle malattie mentali fu raggiunto con l'uso del litio per il trattamento delle psicosi maniaco-depressive. Altri farmaci, come gli antidepressivi triciclici, sono oggi utilizzati perché risultano efficaci nella terapia della depressione.
Per trattare le psicosi furono tentati anche altri approcci terapeutici come la lobotomia, introdotta nel 1935, e l'elettroshock, del 1938. La lobotomia e forme meno invasive di chirurgia vengono attualmente impiegate solo in casi molto rari, mentre l'elettroshock è limitato alle depressioni gravi che non rispondono alla terapia farmacologica.

Cardiologia
Le malattie cardiovascolari restano la causa principale di morte nei paesi occidentali. Nel XX secolo, tuttavia, furono effettuati grandi progressi nella diagnosi e nel trattamento di queste patologie. La diagnosi si avvale oggi della tecnica del cateterismo cardiaco, che permette di misurare la pressione nelle varie cavità del cuore e nei grandi vasi, e dell'angiografia, un procedimento che si avvale dei raggi X per esaminare gli organi interessati.
Nei soggetti che hanno avuto un infarto, nuovi strumenti permettono di valutare l'estensione del danno al miocardio e l'efficienza della pompa del cuore. Dei molti farmaci nuovi disponibili, una classe importante comprende sostanze chimiche che bloccano alcune funzioni del sistema nervoso simpatico: questi farmaci servono per il trattamento dell'angina pectoris (dolore al petto dovuto a spasmo delle arterie coronarie), delle aritmie e dell'ipertensione. I progressi nella chirurgia permettono attualmente di superare restringimenti delle vene e delle arterie, mediante innesti che consentano al sangue percorsi alternativi (by-pass), di sostituire le valvole danneggiate dalle infezioni e di correggere molte malformazioni congenite del cuore (vedi Chirurgia). I trapianti di cuore sono ormai in uso da parecchi anni; talvolta, a tale scopo vengono utilizzati cuori artificiali temporanei; già alla metà degli anni Ottanta furono impiantati con successo in molti pazienti cuori artificiali permanenti.
I progressi nella prevenzione delle malattie cardiovascolari sono dovuti alla maggiore consapevolezza dell'importanza di fattori di rischio quali fumo, stress, obesità, ipertensione ed eccesso di colesterolo nel sangue. Dalla metà degli anni Venti, nel mondo occidentale i decessi per cardiopatia coronarica sono diminuiti fortemente e costantemente (vedi Medicina preventiva).

Vitamine, ormoni ed endocrinologia
Dopo l'introduzione del termine vitamina, nel 1912, da parte del biochimico polacco Casimir Funk, sono state isolate numerose vitamine, con diverse funzioni nutrizionali. Ciò ha reso possibile trovare cure per malattie da carenza come la pellagra, il beri-beri e il rachitismo. Nel 1926, i medici statunitensi George R. Minot e William P. Murphy scoprirono nel fegato un efficace aiuto per il controllo dell'anemia perniciosa e, nel 1948, isolarono la vitamina B12.
Con l'approfondimento della conoscenza delle ghiandole endocrine, furono eseguiti molti tentativi di isolarne le secrezioni, dette ormoni. Gli estratti della tiroide, efficaci per la cura dell'ipotiroidismo congenito e del mixedema, furono le prime sostanze ormonali utilizzate terapeuticamente. Di grande importanza per la terapia del diabete fu l'isolamento dal pancreas dell'insulina, compiuto nel 1923 dai medici canadesi Frederick Banting e Charles Best, mentre la sintesi degli ormoni sessuali maschili (testosterone) e femminili (estrogeni) ha reso disponibile una preziosa terapia per i disturbi del sistema riproduttivo. Le ghiandole surrenali sono la fonte del potente vasocostrittore adrenalina, isolato nel 1901 dal chimico Jokichi Takamine; negli anni Quaranta, il medico canadese Hans Selye dimostrò che tale sostanza media le reazioni allo stress.
Nel 1943, dal lobo anteriore dell'ipofisi, che regola l'attività delle altre ghiandole endocrine, venne estratto l'ormone adrenocorticotropo (ACTH), mentre nel 1946 venne sintetizzato il cortisone, prodotto dalle ghiandole surrenali.

Oncologia
L'oncologia, ossia la disciplina medica che si dedica allo studio delle forme tumorali, nel corso del XX secolo ha certamente potuto chiarire molti aspetti riguardanti i processi di formazione del cancro e le possibili terapie; fra le cause che determinano le forme tumorali vi è certamente l'esposizione alle sostanze chimiche sul lavoro e nell'ambiente. La prima forma di trattamento sperimentata è stata la radioterapia, a cui, dagli anni Sessanta, è stata associata la terapia farmacologica o chemioterapia, che attualmente permette di ottenere, in particolare, la guarigione in molti casi di cancro del seno e del testicolo e in parecchi casi di tumori del sangue (vedi Leucemia), soprattutto nei bambini piccoli. Gli scienziati stanno studiando l'efficacia di sostanze prodotte naturalmente, dette citochine, che potrebbero essere utilizzate come farmaci antitumorali.

Ostetricia e ginecologia
Grandi passi avanti nella contraccezione sono stati fatti negli anni Cinquanta con il miglioramento di strumenti come le spirali intrauterine e, nel 1960, con l'introduzione di un contraccettivo orale, da parte del biologo statunitense Gregory Pincus. Con la loro diffusione, tuttavia, i medici si sono resi conto che tali metodi non erano completamente sicuri, e pertanto è continuata la ricerca di contraccettivi più accettabili. Dal 1975 circa i medici sono in grado di diagnosticare alcune malattie congenite o malattie genetiche prima della nascita. La diagnosi prenatale viene compiuta estraendo campioni del liquido amniotico che circonda il feto (vedi Amniocentesi), o di sangue fetale (vedi Esame dei villi coriali), e determinando se il nascituro è affetto, ad esempio, da sindrome di Down, difetti della colonna vertebrale o altre malattie congenite. Con l'ausilio di queste tecniche è anche possibile conoscere in anticipo il sesso del bambino.
Anche le tecniche di inseminazione artificiale hanno compiuto enormi progressi, per cui, a partire dagli anni Ottanta, molte coppie che non riuscivano ad avere figli hanno potuto sottoporsi a vari metodi di fecondazione in vitro o al trapianto di ovuli fecondati da un utero a un altro.

Etica medica
Con l'ampliarsi della sfera di applicazione dell'assistenza medica, sono sorte molte perplessità a proposito di alcuni tipi di decisioni, come, ad esempio, quella di mantenere in vita i malati terminali con l'ausilio di respiratori artificiali o di sopprimere mediante aborto un feto riconosciuto come portatore di un'anomalia congenita. Su questi temi si è aperto un ampio dibattito, che è tuttora in corso e che in diversi paesi ha condotto all'adeguamento del sistema legislativo alle possibilità mediche offerte alla popolazione della fine del XX secolo (vedi Bioetica).



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