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:: Oggi è Mercoledì 29 Giugno 2005 ::

- Materie : : : Architettura

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1. Introduzione
L'Architettura è l'arte e la tecnica di progettare e costruire edifici con materiali durevoli, seguendo determinate regole e canoni, messi a punto nel tempo con l'ausilio della pratica e della sperimentazione. L'architettura è una forma d'arte che accompagna l'umanità dai tempi più remoti: anzi, la nascita della "civiltà" (che in latino ha la propria radice etimologica in comune con quella di "città", civitas) è segnata proprio dall'inaugurazione della pratica del costruire, dell’allestire strutture artificiali di riparo in cui abitare. L'indagine storiografica sull'architettura risale solitamente fino al mondo antico preclassico (soprattutto quello del Vicino Oriente), le cui tracce sono giunte fino a noi.
L'architettura si distingue dall'edilizia non tanto in base alla destinazione d'uso, quanto piuttosto per la qualità estetica che si vuole conferire alle costruzioni, per l'intento di produrre un piacere estetico in chi osserva e utilizza le strutture realizzate. In particolare, l'effetto estetico prodotto dall'architettura si distingue da quello indotto dalla pittura e dalla scultura in quanto si fonda essenzialmente sulla "spazialità": lo spazio è l'oggetto dell'architettura, ciò che essa non soltanto racchiude, ma intende "creare". Da questo punto di vista la storia dell'architettura si definisce come la storia dei differenti modi in cui l'uomo, in diverse epoche, è stato capace di modellare lo spazio.
Esiste una serie di elementi fisici fondamentali per definire e dare forma allo spazio: le fondamenta, che ancorano l'edificio al suolo; i muri, che ne costituiscono lo sviluppo verticale; i solai, che reggendo i pavimenti rendono possibile uno sviluppo orizzontale su più livelli; il tetto, che copre e racchiude superiormente l'edificio; le porte, che rendono possibile l'accesso; le finestre, che lasciano entrare luce e aria. Messi in relazione tra loro, questi elementi sono sufficienti a definire un'essenziale casa ideale (quella che molti teorici dell'architettura del passato hanno chiamato "capanna rustica"). Nella storia dell'architettura, alcuni di tali elementi sono stati sostituiti da altri con funzione analoga: al posto dei muri, ad esempio, nei templi greci e romani ci sono le colonne; il tetto può essere sostituito da volte, le porte da archi. Inoltre, non c'è limite alle strutture che si possono aggiungere a queste di base.
L'architettura implica dunque l'unione di molteplici elementi che concorrono a formare un'unità. Vitruvio, nel De architectura (I secolo a.C.), la definì come il prodotto di sei qualità o categorie: l'ordine (il razionale accostamento delle parti di un'opera), la disposizione (l'appropriata collocazione degli elementi), l'armonia (la bellezza dell'insieme, che risulta dal perfetto accordo delle parti), la simmetria (la proporzione tra le parti, e tra le parti e l'opera intera), il decoro (l'aspetto dell'opera, conformato alla natura), la distribuzione (l'economia nell'utilizzo dei materiali da costruzione e degli spazi). Leon Battista Alberti, nel De re aedificatoria (1450 ca.) paragonò l'edificio a un corpo, in cui tutte le parti devono essere correlate organicamente.
A partire dai Quattro libri dell'architettura (1570) di Andrea Palladio, la trattatistica architettonica divenne soprattutto esposizione ed elaborazione della dottrina classica degli ordini (dorico, ionico, corinzio, tuscanico, composito), cioè della canonizzazione dei rapporti teorizzati da Vitruvio, sulla scorta dell'esempio dell'architettura greca. Gli ordini classici e tutti gli elementi a essi riconducibili rappresentarono per secoli l'essenza stessa dell'arte architettonica e nulla che volesse essere considerato architettura poteva prescindere da essi.
Soltanto dal XIX secolo l'architettura si è discostata progressivamente dall'identificazione con gli ordini classici, cambiando, nelle interpretazioni degli architetti, la sua stessa definizione e talvolta la sua funzione. Nel 1881 William Morris scrisse che "l'architettura è l'insieme delle modifiche e alterazioni introdotte sulla superficie terrestre in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto". Oggi la nozione di architettura è arrivata comunemente a comprendere la progettazione complessiva dell'ambiente, "dal cucchiaio alla città", secondo una nota definizione di Walter Gropius.

2. Materiali da Costruzione
L'architettura si differenzia, a seconda delle regioni geografiche e delle epoche storiche, in primo luogo per il ricorso a diversi materiali: la reperibilità di materiali adatti alla costruzione influenza infatti in modo decisivo le forme architettoniche. I primi materiali con cui l'uomo costruì edifici furono la terra (pressata ed essiccata al sole), il legno e la pietra. Marmi di diverse qualità vennero utilizzati fin dall'antichità soprattutto per architetture monumentali, templi e strutture devozionali. Sembra tuttavia che in origine il tempio greco fosse costruito in legno: la colonna discenderebbe allora, in quanto elemento architettonico, direttamente dal tronco dell'albero; e così pure trabeazione, capitelli, triglifi sarebbero una sorta di replica in pietra di parti originariamente lignee.
Le tecniche costruttive primitive prevedevano l'uso della sola pietra, senza materiali di legamento: venivano quindi innalzati muri a secco. L'introduzione della malta, inizialmente composta di calce e sabbia, consentì poi alle strutture murarie di svincolarsi dalle forme più elementari. Gli antichi romani utilizzavano una sorta di calcestruzzo, prodotto combinando un cemento naturale con altre sostanze; ma soltanto all'inizio del XIX secolo fu inventato un cemento che, resistente all'acqua, fosse dotato di capacità plastiche tali da rendere possibili costruzioni ardite nei più diversi contesti ambientali.
Gran parte della storia dell'architettura, tuttavia, vede come assoluto protagonista il mattone: è questo infatti l'elemento base delle costruzioni romane, romaniche, gotiche, rinascimentali, barocche e neoclassiche, per non citare che alcune delle forme architettoniche dell'architettura occidentale. Le sue caratteristiche vincenti – l'economicità e il facile impiego – lo imposero in pressoché tutte le civiltà del mondo.
La più rivoluzionaria novità nel campo delle costruzioni si ebbe nell'Ottocento, con la produzione su scala industriale prima del ferro e poi dell'acciaio. Le travi fuse in questi materiali, unite tra loro, davano luogo a intelaiature strutturali decisamente più resistenti e più grandi rispetto a quelle tradizionali in legno. Un ulteriore enorme passo avanti fu rappresentato dal cemento armato, ottenuto ponendo nel calcestruzzo ancora fresco tondini d'acciaio che lo irrobustissero ulteriormente: grazie a queste tecniche la gamma delle possibilità architettoniche, in termini di dimensioni e sicurezza, si estese in modo impressionante. Oggi il cemento armato è ampiamente usato in tutte le costruzioni. Inoltre, la larga disponibilità di alluminio e delle leghe in cui viene impiegato consentì di costruire coperture particolarmente leggere.
Il vetro, conosciuto già in epoche preistoriche, fu largamente impiegato per le ampie vetrate e i rosoni delle cattedrali gotiche. Ma è soprattutto nel XX secolo che assunse un ruolo di protagonista tra i materiali edilizi, venendo utilizzato per rivestire interi edifici e grattacieli. Prodotto in forme sempre più resistenti e attualmente caratterizzato da elevati coefficienti di trasparenza, il vetro si connota come il materiale "moderno" per eccellenza dell'architettura. asterpharmacy.com

3. Elementi e Funzioni dell'Architettura
Un muro possiede una propria stabilità, conferitagli dalla costante pressione verso il basso esercitata da ogni elemento che lo compone. Molto più difficile è costruire strutture stabili che coprano lo spazio tra un muro e l'altro, ad esempio per fare un tetto. Tale problema può essere risolto con due tecniche costruttive fondamentali: il cosiddetto "sistema trilitico" e la struttura ad arco e volta, dalla quale deriva la cupola. Nel primo caso, sulla sommità di due o più piedritti (o di due o più colonne) vengono posti orizzontalmente l'architrave e le travi; le diverse travi possono inoltre essere unite tra loro da altri elementi orizzontali, a esse ortogonali, formando delle piattaforme atte a reggere un tetto o a fungere da pavimento per un piano superiore. Nel sistema ad arco e volta l'elemento di copertura è curvo, anziché piatto. Una fila di archi in sequenza forma una volta a botte; facendo ruotare idealmente un arco attorno al suo asse centrale si crea una cupola emisferica, con la quale si possono coprire vasti edifici a pianta circolare.
Nella scelta dei materiali per il sistema trilitico occorre tenere presente che la forza di gravità tende a piegare gli elementi orizzontali nelle parti più distanti dai punti di appoggio. Travi di legno, di acciaio e di cemento armato sono molto resistenti, mentre analoghe strutture in muratura, poco elastiche, devono essere molto più spesse per reggere grandi carichi. La copertura a volta scarica le forze ai lati: la parte centrale, non sottoposta a pressione, può quindi essere realizzata anche con materiali poco elastici, come il cemento o i mattoni (la spinta verso l'esterno deve tuttavia essere bilanciata da spalle o contrafforti).
Una travatura in legno è spesso sufficiente per sostenere una copertura di materiale leggero; per altri tipi di copertura si usa l'acciaio laminato e leghe metalliche molto resistenti. Grazie alla distribuzione delle forze all'interno della struttura, suddivisa in moduli triangolari, la travatura può essere adattata per reggere superfici di qualsiasi tipo e dimensione. Nel XVIII secolo, gli ingegneri iniziarono a studiare da un punto di vista matematico il comportamento dei materiali sottoposti alle più varie sollecitazioni nelle strutture architettoniche: tra i primi risultati di questo approccio, la messa a punto di tralicci portanti.
Nel corso dell'Ottocento l'ingegneria civile conobbe grandi progressi, stimolata dalla necessità di allestire strutture quali ponti, dighe, gallerie o grandi padiglioni per le esposizioni internazionali. Furono inoltre progettate le prime costruzioni pneumatiche, che si reggono cioè grazie alla differenza di pressione tra l'interno e l'esterno (attualmente trovano larga applicazione per la copertura invernale di impianti sportivi). Grazie alle innovazioni tecnologiche, il XIX secolo assistette alla costruzione di edifici e strutture molto alte, un tipo di edilizia che deve tenere conto, oltre che delle proprietà dei materiali e degli effetti della forza gravitazionale sulle strutture, anche delle sollecitazioni esercitate dal vento o da terremoti.
L'architettura moderna si è complicata ulteriormente per la ricca dotazione di servizi e strutture funzionali che prevede: scale mobili e ascensori, sistemi di di condizionamento dell'aria, d'illuminazione artificiale, di distribuzione dell'elettricità, di controllo dell'umidità e della temperatura, attrezzature igieniche e impianti anti-incendio. Tutto ciò ha aumentato, parallelamente al comfort, i costi di costruzione.
Nella storia, tipologie diverse di edifici si sono affermate in relazione a destinazioni d'uso diverse. Le opere architettoniche più grandiose sono sempre state quelle dedicate al culto religioso: templi, chiese, moschee sono concepiti spesso per ospitare grandi folle di fedeli, che in esse celebrano i riti sacri. Hanno invece finalità militare e difensiva molte strutture di cui rimangono ancora numerose testimonianze: mura, fortezze, rocche. Il desiderio di mostrare la potenza dello stato o della città attraverso i palazzi pubblici, o di proclamare la ricchezza dei governanti attraverso lo sfarzo delle loro residenze ha dettato in ogni tempo e in ogni luogo la costruzione di edifici imponenti ed eleganti, magnifici e complessi. L'attuale diversificazione dei tipi edilizi riflette la complessità della vita moderna. L'architettura occidentale della nostra epoca è orientata in gran parte alla creazione di alloggi di massa, di edifici per uffici, di centri commerciali, supermercati, scuole, università, ospedali, aeroporti, alberghi e strutture per il tempo libero (cinema, teatri, stadi, palazzi dello sport). Un problema molto rilevante è la collocazione dei nuovi edifici nei contesti storici delle città. Per questo nell'architettura attuale grande attenzione viene tributata al restauro e alla manutenzione del patrimonio architettonico esistente, oltre che alla progettazione urbanistica, che si fonda su una visione unitaria del rapporto tra architettura e città.

4. L'Architettura nel Mondo Antico
Mesopotamia
L'antica Mesopotamia, comprendente buona parte dell'attuale Iraq, vide fiorire grandi civiltà: tracce della civiltà assira sono riscontrabili nella città di Khorsabad, edificata in argilla e laterizio durante il regno di Sargon II (722-705 a.C.), e in quelle di Babilonia e di Ur. L'edificio frequentemente associato alla civiltà babilonese è la mitica torre di Babele, la cui realtà storica tuttavia non è avvalorata da prove certe. La tradizionale rappresentazione a spirale di questo edificio è frutto dell'immaginazione del Rinascimento e non ha molto a che vedere coi modelli storicamente attestati nell'arte architettonica della Mesopotamia.
L'architettura persiana, influenzata dai greci, produsse il maestoso complesso reale di Persepoli (la cui costruzione, voluta da Dario I, fu iniziata nel 518 a.C.) e si espresse anche nelle diverse tombe a blocchi squadrati che si trovano nelle vicinanze, a nord di Shiraz, in Iran.

Egitto
La civiltà egizia, sviluppatasi intorno al 3000 ca. a.C., grazie alla stabilità politica delle sue istituzioni sopravvisse a lungo, e le sue tradizioni artistiche e architettoniche non conobbero soluzioni di continuità. Il sistema politico, che conferiva enormi poteri a sovrani e sacerdoti, favorì la realizzazione di grandi opere monumentali, rese possibili anche grazie all'abbondanza di materiali litici (granito, calcare, arenaria).
Le strutture più rilevanti sono senza dubbio le piramidi, enormi costruzioni sepolcrali fatte erigere dai faraoni per accogliere le proprie spoglie mortali. La loro origine risale alla mastaba, tumulo in muratura a forma di parallelepipedo, in uso prima della IV dinastia (2680 ca. a.C.); tale elemento si tramutò dapprima in piramide a gradoni, poi in piramide a pareti lisce. Le piramidi più significative e meglio conservate sono quelle di Cheope (2570 ca. a.C.) e di Chefren (2530 ca. a.C.) a Giza, presso Il Cairo. Come venissero costruite queste immense strutture non è ancora chiaro: la chiave della spiegazione risiede molto probabilmente nella notevole disponibilità di manodopera e nelle tecniche sviluppate per sollevare i grandi blocchi di pietra.
Gli egizi eressero anche notevoli complessi templari: entro recinti chiusi erano disposte in successione diverse sale ipostile, in fondo alle quali si trovavano gli ambienti più sacri. L'asse lungo il quale si collocavano simmetricamente gli spazi era spesso scandito da file di sfingi. Nei templi egizi fu introdotto l'uso monumentale del sistema trilitico: colonne massicce supportavano larghi architravi.
I più noti templi egizi si trovano lungo il medio corso del Nilo, presso l'antica capitale Tebe. I complessi di Luxor, Karnak e Deir el-Bahri furono edificati tra il XV e il XII secolo a.C., mentre quello di Edfu sorse intorno al III secolo a.C.

India e Sud-Est asiatico
L'architettura indiana ha sempre risposto e risponde tuttora a precisi intenti simbolici: essa rappresenta la traduzione nella pietra dei precetti e dei fondamenti della religione buddhista prima e di quella induista poi. L'antica architettura in pietra era finemente scolpita, mentre minore importanza vi rivestivano gli elementi strutturali.
Il monumento buddhista per eccellenza, di significato commemorativo, è un tumulo emisferico denominato stupa. Le architetture indiane più antiche sono costituite da santuari ricavati nella roccia, come si vede dalle grotte di Ellora e di Ajanta, a nord-est di Mumbai (Bombay). Con lo sviluppo delle tecniche costruttive, tale tipo lasciò il posto al più convenzionale modo di costruzione in pietra. I templi indiani tuttavia raramente mostrano un'articolazione interna in ambienti chiusi: tali complessi sono soprattutto supporto e pretesto per ampie decorazioni scultoree.
In Cambogia il tempio buddhista (ma talvolta anche induista o di culti collegati) è denominato wat (o vat). Il più celebre è quello di Angkor Vat: eretto nel XII secolo sotto la dinastia Khmer, consiste in un complesso variamente articolato in pietra scolpita cui si accede tramite un lungo ponte. La tradizione architettonica buddhista è presente anche in Myanmar (dove nell'antica capitale Pagan, costruita tra il X e il XIII secolo, sorgevano circa 5000 edifici sacri, fra templi, stupa e monasteri), Thailandia, Malaysia. Un esempio monumentale e splendido di evoluzione dello stupa si ha nel tempio di Borobudur, a Giava: una struttura a gradoni, complicata da cerchi concentrici di stupa, culmina in un grande stupa centrale.

Architettura cinese
La struttura della casa cinese è legata al culto degli antenati e deve esprimere la sacralità della vita familiare: ciò spiega la grande importanza dell'architettura abitativa in Cina. Le case hanno normalmente pianta rettangolare, e sono circondate da un cortile chiuso entro una cinta in muratura. Lo stesso schema della casa si ritrova nei palazzi, nei monasteri e nell'impianto urbanistico. Le costruzioni tradizionali erano in legno; caratteristiche le gronde dei tetti, fortemente aggettanti.

Architettura giapponese
Il bisogno di stabilire una relazione con la natura, che identifica la cultura giapponese, si riflette anche nella struttura della casa e dei palazzi. Gli elementi che compongono l'edificio sono disposti in un modo che appare casuale, ma che in realtà risponde a un ordine preciso, ed è in rapporto con la visuale sull'esterno offerta da porte e finestre (si veda ad esempio il Palazzo di Katsura, risalente alla prima metà del XVII secolo).
Una delle caratteristiche dell'architettura giapponese tradizionale, anch'essa basata sull'utilizzo quasi esclusivo del legno, era l'uso di riedificare meticolosamente i templi più importanti ogni vent'anni, mantenendone la struttura e l'aspetto esterno. Grazie a questa abitudine molti di essi (ad esempio il santuario di Ise, datato al V-VI secolo) sono giunti intatti fino a noi.

Architettura precolombiana
Le civiltà precolombiane vennero distrutte nel giro di pochi anni dagli invasori spagnoli, che conquistarono il continente americano a partire dal XVI secolo. Prima di allora le civiltà maya, azteca, inca, per citare solo le più importanti, avevano sviluppato un'interessantissima architettura religiosa, costituita nella maggior parte dei casi da templi a forma di piramidi a gradoni. Nella città di Teotihuacán, vicino all'attuale Città di Messico, le piramidi del Sole e della Luna erano disposte lungo una strada monumentale lunga tre chilometri. Decorazioni raffinate su strutture meno possenti caratterizzavano invece le architetture maya (nelle città di Copán, Tikal, Palenque e Uxmal). L'impero inca aveva i massimi centri politici e artistici sulle vette delle Ande, nel Perù centrorientale: la città di Machu Picchu, sopravvissuta alle distruzioni spagnole, ne è splendida testimonianza. Nell'architettura inca mura e strutture difensive venivano edificate con grandi blocchi di pietra, che ancora oggi non si sa come potessero essere trasportati.

Architettura classica
I metodi di costruzione, le strutture architettoniche e gli stili decorativi elaborati dagli antichi greci e romani vanno sotto il nome di architettura classica. Essa costituì il modello per lo sviluppo della maggior parte dell'architettura occidentale successiva.

Architettura egea
La cultura minoica fiorì all'incirca tra il 3000 e il 1200 a.C. e si sviluppò in modo particolare nell'isola di Creta. Il principale monumento minoico rimasto è il Palazzo di Minosse, a Cnosso. Nel Peloponneso, presso Argo, si sviluppò invece la cultura micenea. Le città fortificate di Micene e Tirinto ne sono la testimonianza più importante: vi si trovano esempi straordinari di strutture megalitiche, costruite con pietre di dimensioni colossali, che nel Tesoro di Atreo raggiungono i sei metri di lunghezza.

Architettura greca
Il tempio greco era un edificio sacro retto essenzialmente da colonne. L'attenzione dei costruttori era rivolta più all'esterno che all'interno, anche se proprio nella parte più interna stava la cella con la statua sacra del dio. I templi greci, edificati secondo tipologie abbastanza fisse, possono variare molto per dimensioni: dal piccolo tempio di Atena Nike (430-421 a.C), di circa 6×9 m, sull'Acropoli di Atene, al gigantesco tempio di Zeus (VI secolo a.C.) di Agrigento, in Sicilia, esteso su una superficie di più di 6 km2.
La città greca aveva il suo centro politico e commerciale nell'agorà, la piazza pubblica, sulla quale si affacciavano solitamente un tempio, una sala delle assemblee (bouleutérion), un teatro e dei ginnasi; la piazza era delimitata da un colonnato. La città di Mileto, patria del primo urbanista di cui ci sia giunta notizia, Ippodamo, ha una struttura ad assi ortogonali, che delimitano zone destinate a diverse attività.

Architettura romana
L'architettura romana costituisce l'evoluzione di quella greca. Oltre che con una propria interpretazione degli ordini architettonici, i romani si svincolarono dai rigidi dettami greci sostituendo al sistema trilitico strutture in laterizio; tale materiale fu impiegato anche in grandi opere ingegneristiche, come strade, canali, ponti e acquedotti.
L'uso dell'arco e della volta mosse con forme curvilinee le strutture degli edifici: muri concavi generarono spazi semicircolari (vedi Abside) all'estremità di un asse, e la copertura a cupola rappresentò una delle massime invenzioni dei costruttori romani. Se ne ha un esempio superbo nel Pantheon (118-128 d.C.), fatto ricostruire dall'imperatore Adriano, nel quale una cupola di 43,30 metri di diametro copre un enorme vano a pianta circolare.
Un'altra importante innovazione fu la volta a crociera, formata dall'intersezione di due volte a botte su un ambiente a pianta quadrata. Le volte a crociera trovarono applicazione soprattutto nelle terme e nelle basiliche (edifici adibiti a tribunali e attività commerciali). Forme architettoniche specificamente romane sono inoltre l'arco trionfale e l'anfiteatro.
Roma era il centro dell'impero: fu perciò in questa città che massimamente si concentrò l'attività edilizia promossa dagli imperatori. Il foro, punto nevralgico dell'Urbe, ospitava templi, basiliche, mercati, edifici pubblici e colonne trionfali. L'estensione dell'impero romano a gran parte dell'Europa e a regioni dell'Africa e dell'Asia portò alla diffusione delle forme architettoniche romane anche lontano da Roma: in molte città francesi, tedesche, inglesi, africane e asiatiche rimangono tracce di fori monumentali, anfiteatri e templi dell'epoca romana.

Gli ordini classici
Gli elementi costitutivi del tempio, identificati e fissati in tipologie precise nel corso dei secoli, sono: lo stilobate, la colonna (composta di base, fusto e capitello), l'architrave, il fregio, la cornice, il frontone. Gli ordini architettonici classici sono dati dall'insieme delle misure e delle proporzioni che legavano tra loro tutti questi elementi.
L'ordine dorico si diffuse maggiormente nella Grecia continentale e nella Magna Grecia; è il più antico, e quello usato nei templi più imponenti. Il capolavoro dell'architettura greca d'ordine dorico è il Partenone, sull'Acropoli di Atene, costruito in più fasi dagli architetti Callicrate e Ictino tra il 447 e il 432 a.C.
Loggia delle Cariatidi, Eretteo, Atene L'Eretteo è un tempio ionico situato sull'Acropoli di Atene a nord del Partenone. L'architetto che lo costruì, a causa delle irregolarità del terreno e del timore di distruggere santuari preesistenti, fu costretto a progettarlo su una complicata pianta asimmetrica. La trabeazione del portico è sostenuta da sei statue di figure femminili, dette Cariatidi. Sculture dell'Eretteo, del Partenone e di altri edifici dell'Atene classica sono conservate al British Museum di Londra sotto la denominazione di "marmi di Elgin".Carl Purcell/Photo Researchers, Inc.
L'ordine ionico nacque nella Grecia insulare, più esposta alle influenze asiatiche ed egizie; è caratterizzato da capitelli a volute, colonne più sottili ed eleganti con base ricca di modanature. Fu impiegato nell'Eretteo e nei Propilei, anch'essi sull'Acropoli ateniese.
L'ordine corinzio è individuato essenzialmente dal capitello, scolpito con motivi a foglia d'acanto. L'ordine composito, elaborato dai romani, rappresenta l'incontro tra l'ordine corinzio e quello ionico. L'ordine tuscanico venne incluso tra gli ordini classici soltanto dai teorici dell'architettura rinascimentali, che lo ripresero dall'architettura etrusca.

5. L'Architettura in Epoca Medievale
L'architettura medievale riprese, sia da un punto di vista formale e stilistico sia nei materiali da costruzione, l'architettura tardoromana. Immediato riflesso in campo architettonico della diffusione del cristianesimo fu la predominanza della tipologia della chiesa tra gli edifici monumentali. Quando, nel 330, Costantino spostò la capitale dell'impero da Roma a Bisanzio, ribattezzata Costantinopoli (ora Istanbul), la Chiesa cristiana si scisse in due parti, orientale e occidentale. Da ciò derivarono due diverse tradizioni artistiche e architettoniche, comunemente denominate "paleocristiana" e "bizantina".

Architettura paleocristiana
La chiesa paleocristiana è caratterizzata da pianta basilicale, tetti a spiovente e muratura in pietra e mattoni molto massiccia. A Roma le principali chiese paleocristiane sono San Clemente, Sant'Agnese fuori le Mura (riedificata nel 630) e Santa Sabina (422-432).
La chiesa paleocristiana è caratterizzata da pianta basilicale, tetti a spiovente e muratura in pietra e mattoni molto massiccia. A Roma le principali chiese paleocristiane sono San Clemente, Sant'Agnese fuori le Mura (riedificata nel 630) e Santa Sabina (422-432).

Architettura bizantina
Il prototipo della chiesa bizantina è Santa Sofia a Costantinopoli, nella quale un'enorme cupola copre un vano quadrato. Pianta centrale e decorazione a mosaico (dagli effetti luminosissimi) sono le caratteristiche dell'architettura bizantina. In Italia, il maggior centro dell'epoca bizantina fu Ravenna: vi si possono ancora oggi ammirare capolavori artistici e architettonici quali le chiese di San Vitale (526-547), Sant'Apollinare in Classe (530-550 ca.) e Sant'Apollinare Nuovo (520 ca.), benché queste ultime due si discostino dalla tipologia degli edifici sacri bizantini per la pianta basilicale.

Architettura romanica
Tra l'VIII e l'XI secolo si impose nell'edilizia ecclesiastica occidentale la pianta a forma di croce (croce "latina", cioè con assi di lunghezza diversa), che riprendeva la forma simbolica per eccellenza della religione cristiana. Il braccio corto della croce (transetto) distingue nettamente il presbiterio dalla navata centrale; attorno al presbiterio furono introdotti sontuosi cori e cappelle radiali. La struttura della chiesa romanica è caratterizzata da muri spessi e possenti, finestre piuttosto piccole, e una scansione dello spazio interno secondo un ritmo "processionale", dato dalla sequenza degli archi a tutto sesto. L'architettura romanica trovò le massime espressioni in Germania, in Francia e nell'Italia settentrionale (tra gli esempi più significativi figurano Sant’Ambrogio a Milano, San Zeno a Verona, San Michele e San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, la Cattedrale di Cremona e quella di Modena, il Duomo di Parma, Sant’Abbondio e San Fedele a Como).
Nell'Italia centrale il romanico riprese alcune tipologie strutturali e decorative proprie dell'architettura tardoromana, come ad esempio l'uso di superfici marmoree a motivi geometrici: si veda il complesso di piazza dei Miracoli a Pisa, o San Miniato al Monte a Firenze. Mentre nei numerosi monumenti romanici della Puglia (come la chiesa di San Nicola a Bari, il Duomo di Trani, la Cattedrale di Ruvo e la Cattedrale di Troia) si riconoscono elementi lombardi o pisani contaminati con tratti orientali.
In Francia gli edifici più rappresentativi del romanico sono la chiesa di Saint-Sernin a Tolosa (1080 ca. - 1120), la chiesa della Madeleine a Vézelay e l'abbazia di Cluny (910-1125); in Germania, la cattedrale di Worms e la chiesa di San Michele a Hildesheim.
Un importante stimolo per lo sviluppo dell'architettura romanica fu la pratica del pellegrinaggio. Lungo le strade che, attraverso i paesi di tutt'Europa, portavano a Santiago de Compostela in Spagna, grandi chiese sorsero nelle città e nei villaggi consacrati come tappe del pellegrinaggio: splendide testimonianze della devozione medievale sono le chiese romaniche di Autun (1120-1132), Périgueux (1120), Clermont-Ferrand (1262) e molte altre.

Architettura gotica
All'inizio del XII secolo lo stile romanico fu gradualmente sostituito dal gotico, caratterizzato da una maggiore leggerezza delle strutture portanti (i pilastri, da massicci fusti indifferenziati, divennero polistili, ovvero composti da un fascio di piccole colonne), da un grande sviluppo della verticalità (ritmo "ascensionale") e dall'introduzione di vetrate sempre più grandi e colorate nei muri perimetrali. Lo stile gotico consistette in un'elaborazione di elementi già presenti nella chiesa romanica (i costoloni, l'arco, la volta), adattati alle nuove esigenze strutturali ed estetiche: così, l'arco gotico è a ogiva (arco a sesto acuto), forma che meglio risponde alla statica delle alte volte a crociera delle cattedrali.
La regione in cui il gotico ebbe i massimi sviluppi fu l'Ile-de-France, ovvero la zona di Parigi e degli immediati dintorni. La chiesa abbaziale di Parigi, Saint-Denis (1140-1144), fu il primo grandioso modello di architettura gotica, costruita secondo le indicazioni dell'abate Suger, che intese esprimere attraverso l'architettura sacra i fondamenti della dottrina scolastica. Ma altrettanto importanti sono le cattedrali di Chartres (iniziata nel 1194), di Reims (1210), di Amiens (1220) e di Beauvais (1125). Uno sviluppo parallelo e per certi versi autonomo conobbe lo stile gotico in Inghilterra, ben rappresentato nelle cattedrali di Canterbury (1174), Lincoln (1192) e Salisbury (1220).

Architettura islamica
In epoca medievale si sviluppò quella che divenne la struttura canonica della moschea, tipologia architettonica peculiare dell'architettura islamica. La moschea è normalmente costituita da uno spazio rettangolare circondato da portici: al centro della qibla, la parete che indica la direzione della Mecca, si trova il mihrab, una nicchia alla quale ci si rivolge durante la preghiera; vicino è il minbar, un pulpito. Elementi fondamentali della struttura architettonica sono l'arco e la cupola. Il soffitto può essere piatto o a volta, le finestre sono molto ridotte. Ogni moschea è completata da almeno un minareto.
Nella vasta regione in cui si diffuse la religione musulmana, estesa tra Europa, Nord Africa e Asia fino all'India, l'architettura islamica conobbe differenti interpretazioni, influenzate dalle tradizioni locali. La Moschea Grande di Cordova (edificata tra il 786 e il 965) e l'Alhambra di Granada, in Spagna, costituiscono gli esempi più interessanti di edifici islamici in Europa. La grande moschea di Kairouan (836-866) presenta invece la tipologia classica dell'antica architettura islamica nel Maghreb.
In India le costruzioni commissionate dai Moghul riflettono l'incontro tra architettura islamica e cultura tradizionale indiana: la più antica moschea indiana conservata fino a noi è quella di Quwat-al-Islam presso Delhi, iniziata nel 1195. Il Taj Mahal di Agra è uno splendido esempio di architettura moghul: un edificio centrale (il mausoleo), coronato da una cupola, è circondato da altri ambienti disposti su due assi ortogonali, che si affacciano su un grande specchio d'acqua rettangolare.

6. L'Età Moderna
Nell'Europa occidentale il vasto fenomeno culturale che va sotto il nome di Rinascimento investì non soltanto la filosofia e la letteratura, ma interessò anche le arti figurative e l'architettura. Il termine "Rinascimento" sta a indicare la volontà di far rinascere la tradizione antica (soprattutto greca e romana), che in campo architettonico corrispose alla ripresa di elementi (colonna, capitello, frontoni ecc.) e forme classici. Così, sulla scorta delle concezioni platoniche e dei precetti vitruviani, si impose nell'architettura ecclesiastica la pianta centrale (quadrata o circolare), al posto del tradizionale sviluppo longitudinale. L'architettura dell'età moderna viene convenzionalmente datata a partire dalla scoperta dell'America, nel 1492, fino alla metà del XVIII secolo.

Architettura rinascimentale italiana
Nel XV secolo, l'accresciuto potere delle famiglie che governavano le regioni italiane (Medici, Sforza, Montefeltro) si tradusse in un'attività edilizia volta principalmente ad arricchire e abbellire le città, divenute sedi di importanti attività commerciali. La ripresa della cultura classica trovò entusiasti promotori tra questa nuova classe dirigente, che commissionarono dunque opere da realizzarsi secondo il nuovo stile rinascimentale. Per la costruzione della cupola del Duomo di Firenze fu approvato, all'inizio del XV secolo, il progetto presentato da Filippo Brunelleschi, che aveva studiato le soluzioni costruttive romane. La cupola che questi eresse (1421-1436), a metà strada tra un'architettura gotica e una struttura rinascimentale, differisce dalle cupole romane per diversi elementi: ha base ottagonale, è costituita da un guscio interno e uno esterno collegati da costoloni, è dotata di una lanterna. Nella cappella dei Pazzi, Brunelleschi applicò compiutamente i principi rinascimentali sia nelle proporzioni sia nelle forme.
Il palazzo è la tipologia architettonica che conobbe maggiori sviluppi tra XV e XVI secolo. La struttura base prevedeva un'elevazione su diversi piani e un cortile interno su cui si affacciavano le stanze. Palazzo Rucellai (1446-1451), progettato da Leon Battista Alberti, mostra tre diversi ordini classici: l'architetto volle rifarsi al modello del Colosseo, sostituendo le colonne con lesene.
A Roma, tra le figure di maggior spicco del Rinascimento vi fu Donato Bramante, presente nella capitale a partire dal 1499: tra le sue opere, ricordiamo il tempietto circolare del cortile di San Pietro in Montorio (1502) e il progetto per la nuova Basilica di San Pietro (impostato su una pianta centrale a croce greca), modificato radicalmente dagli altri architetti (Michelangelo e Carlo Maderno) che si susseguirono nella fabbrica di San Pietro. La cupola michelangiolesca, ogivale e a costoloni, rappresenta uno sviluppo di quella brunelleschiana a Firenze.
Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano e il Vignola accentuarono alcuni caratteri del Rinascimento, aprendo la strada al manierismo. Tale tendenza è esemplificata nel raffinato Palazzo Te di Mantova, progettato da Giulio Romano a partire dal 1525.
L'architetto Andrea Palladio lavorò a Vicenza, Venezia e nella campagna veneta. Nelle ville che progettò per le nobili famiglie della Serenissima Repubblica sperimentò diverse variazioni dei canoni classici, sempre facendo molta attenzione alle proporzioni e alla simmetria: suo tratto distintivo fu la predilezione per edifici con un unico grande ingresso. Nelle due grandi chiese veneziane di San Giorgio Maggiore (1566) e del Redentore (1576), Palladio adattò magistralmente gli ideali classici alla tradizione architettonica cattolica. La dottrina palladiana è esposta nei Quattro libri dell'architettura (1570), un trattato che ebbe grandissima diffusione in Italia, in Europa (in particolar modo in Inghilterra) e in America. Lo stile palladiano conobbe larghissimo successo e trovò prestigiosi interpreti in tutto il mondo occidentale fino al XIX secolo.

Architettura rinascimentale nel resto d'Europa
Le concezioni rinascimentali si diffusero in Francia già alla fine del XV secolo. Tra gli architetti che le fecero proprie citiamo Philibert Delorme, attivo a Fontainebleau (dove tuttavia erano operanti anche architetti e pittori italiani, tra cui Sebastiano Serlio, Rosso Fiorentino e Primaticcio), e Pierre Lescot, che nel 1546 intraprese i lavori del Louvre a Parigi. In Spagna, Filippo II fece erigere il colossale complesso dell'Escorial (1563-1584) secondo criteri rinascimentali.

Architettura barocca e rococò
Nello stile barocco gli elementi classici sono rielaborati in strutture complesse e articolate; caratteristiche fondamentali dell'architettura barocca sono superfici mosse e forme ambigue. Il rococò rappresenta la degenerazione decorativa di queste tendenze.
Il più noto esponente del barocco fu Gian Lorenzo Bernini, che progettò la piazza ellittica (iniziata nel 1656) antistante la basilica di San Pietro. Francesco Borromini è l'architetto della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1637-1641), dalla facciata concava e convessa, e della chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza (1642), sormontata da una cupola elaboratissima. A Torino, Guarino Guarini fu autore del progetto della cappella della Sacra Sindone (1667-1690), culminante in una cupola conica formata da ordini sovrapposti di archi intrecciati. Lo stile barocco improntò anche l'urbanistica. Il Campidoglio di Michelangelo a Roma (1538-1564) fornì il modello per numerose piazze pubbliche in Italia e all'estero.
In Francia l'architettura barocca trovò espressione soprattutto nella costruzione di castelli e nell'allestimento di parchi e giardini: il castello di Vaux-le-Vicomte (1657-1661) è il prodotto della collaborazione di Louis Le Vau, Charles Le Brun e André Le Nôtre.
In Inghilterra, in occasione della ricostruzione di Londra dopo il grande incendio del 1666, si rivelò il talento del versatile Christopher Wren, autore del progetto della Cattedrale di St Paul (1675-1710) e di numerose altre chiese londinesi.

Architettura neoclassica
Il neoclassicismo riprese le linee e le proporzioni dell'architettura classica, in edifici ora molto eleganti, ora privi di slancio e originalità. I modelli palladiani furono replicati e riecheggiati a volte superficialmente. In Inghilterra tra i più noti esponenti del neoclassicismo vi fu Robert Adam, che raggiunse i migliori risultati soprattutto nelle delicate decorazioni a stucco. In Germania Friedrich Schinkel fece rivivere la grande cultura classica greca in edifici come l'Altes Museum di Berlino, mentre in Italia i maggiori interpreti di questo stile furono Giuseppe Piermarini e Luigi Cagnola. In Francia si distinsero Etienne-Louis Boullée e Claude-Nicholas Ledoux.

7. L'Età Industriale
La rivoluzione industriale, che ebbe inizio in Gran Bretagna intorno al 1760, condusse a mutamenti radicali nella struttura produttiva e sociale, dai quali fu profondamente segnata anche l'architettura. La crescita dell'industria pesante portò alla produzione su larga scala di materiali da costruzione nuovi o più raffinati rispetto al passato, come la ghisa, l'acciaio e il vetro.

Architettura dell'Ottocento
Il Crystal Palace, costruito da Joseph Paxton in occasione dell'Esposizione di Londra del 1851, era un enorme vano coperto da una struttura di ferro e vetro, composta da parti prefabbricate di facile assemblaggio. Tra le opere di questo periodo in Francia si ricorda la Torre Eiffel (1887).

Tra XIX e XX secolo
Frutto del clima di rottura con la tradizione che caratterizzò tutte le arti alla fine del XIX secolo fu il linguaggio architettonico variamente denominato Art Nouveau, Jugendstil, Liberty. Caratterizzato dall'utilizzo di forme di ispirazione organica e vegetale, si diffuse in tutt'Europa. Antoni Gaudí realizzò a Barcellona opere originalissime, di straordinaria potenza fantastica, tra le quali ricordiamo la chiesa della Sagrada Familia (iniziata nel 1883 e non ancora terminata).
Lo sviluppo urbano accelerato portò, negli Stati Uniti, all'elaborazione della tipologia del grattacielo: edifici fortemente sviluppati in altezza furono costruiti grazie ad articolate intelaiature d'acciaio che ne reggevano l'enorme impianto strutturale. A Chicago, Louis Sullivan, maestro di Frank Lloyd Wright, realizzò numerosi grattacieli, tra cui quello per i magazzini Carson, Pirie & Scott (1899-1904).
Grandi figure dell'architettura contemporanea in Europa furono Otto Wagner e Adolf Loos a Vienna, Auguste Perret e Le Corbusier in Francia, Peter Behrens in Germania, Giuseppe Terragni in Italia. Tratto comune tra tutti fu l'utilizzo del cemento armato e la predilezione per costruzioni lineari, funzionali, severe e prive di ornamenti.

Bauhaus, razionalismo e funzionalismo
La scuola del Bauhaus, fondata nel 1919 a Weimar e trasferitasi a Dessau nel 1925, rappresentò uno dei momenti di sintesi più importanti del Movimento Moderno. Vi collaborarono architetti, pittori e designer di molti paesi. Il primo direttore fu Walter Gropius, che progettò gli edifici per la sede di Dessau. Un nuovo corso dell'architettura si manifestò negli anni Venti nella costruzione dei quartieri popolari delle città tedesche, come ad esempio il quartiere Weissenhof di Stoccarda: le tipologie abitative proposte tendevano a migliorare le condizioni della vita quotidiana dell'uomo comune, fornendo migliori standard qualitativi.
Con l'avvento del nazismo, nel 1933, molti architetti tedeschi, fra i quali Gropius, Marcel Breuer e Ludwig Mies van der Rohe, si trasferirono negli Stati Uniti, dove continuarono il lavoro svolto in Europa sia nel campo della progettazione architettonica, sia nell'insegnamento.
Le Corbusier ebbe un grandissimo seguito. Nelle sue pubblicazioni si faceva promotore di una sorta di "estetica della macchina" e proponeva sistemi abitativi del tutto nuovi (grattacieli polifunzionali inseriti in vasti parchi), che comportavano una vera rivoluzione nel modo europeo di vivere e lavorare. La Villa Savoye (1929-30) presenta i fondamentali cinque elementi o caratteristiche architettoniche teorizzati da Le Corbusier: pilotis (pilastri a sezione circolare), pianta libera, facciata libera, finestra a nastro e tetto-giardino. Il celebre architetto francese realizzò anche la cappella di Ronchamp (1950-1955) e il monastero di La Tourette (1957-1960); negli anni Cinquanta elaborò il piano urbanistico della nuova capitale del Punjab, Chandigarh.

Architettura ingegneristica
Il XX secolo si caratterizza per il largo utilizzo del cemento armato, che consente di realizzare edifici di forme innovative ed estrema razionalità. Robert Maillart, Eugène Freyssinet e Pier Luigi Nervi si distinsero nel campo dell'architettura ingegneristica per l'originalità delle soluzioni. Alvar Aalto fece largo ricorso a materiali naturali (pietra, legno e rame); Louis Kahn riattualizzò alcune forme dell'architettura classica romana (si vedano i grandiosi edifici progettati per la capitale del Bangladesh, Dacca).

Lo Stile Internazionale
L'etichetta "Stile Internazionale" (International Style), ideata da Philip Johnson (uno degli allievi di Gropius), indica quell'architettura che ha fatto propri gli aspetti formali del funzionalismo degli anni Trenta. Molti architetti vicini allo Stile Internazionale proposero opere estremamente moderne in contesti inadatti, o per la morfologia della regione o per le locali condizioni climatiche. Sono invece perfettamente integrati nelle città in cui sorgono, connubio di funzionalità ed eleganza moderna, gli edifici per uffici e i grattacieli di Ludwig Mies van der Rohe, tra i quali merita di essere ricordato almeno il Seagram Building di New York (1958).

Architettura del postmodernismo
La crisi del Movimento Moderno, annunciata nel secondo dopoguerra, esplose negli ultimi decenni del Novecento con il cosiddetto Postmodernismo, tendenza stilistica che valorizza l'individualità, l'intimismo, la complessità e l'umorismo. Frequente nei progetti postmoderni è la citazione di forme architettoniche della tradizione, intesa quest'ultima come serbatoio di motivi e strutture riutilizzabili a piacimento. Il successo dell'architettura postmoderna negli Stati Uniti è dovuto principalmente a Philip Johnson, e in particolar modo al suo progetto del Sony Building (ex AT&T Building) di New York (1984), ricco di allusioni al Rinascimento, unite a richiami all'arredamento Chippendale.

Architettura decostruttiva
All'inizio degli anni Novanta si è sviluppata in diversi paesi una tendenza architettonica ispirata da un lato al costruttivismo russo (movimento sviluppatosi intorno al 1920 principalmente a opera di Leonidov, Mel'nikov e Ginzburg), dall'altro alla teoria filosofica del francese Jacques Derrida, denominata appunto "decostruzione". Il decostruttivismo architettonico consiste nell'analisi e nel riutilizzo critico, spesso provocatorio, degli elementi fondamentali dell'architettura. Propone linee diagonali, piani fuori asse, a volte una vera e propria "esplosione" della scatola muraria. I materiali sono quelli tipici dell'architettura della fine del XX secolo (acciaio, vetro, plastica, leghe metalliche, cemento armato); spesso il decostruttivismo tende all'effimero, quasi all'allestimento provvisorio. Si sono distinti in questo stile il gruppo austriaco Coop Himmelblau, lo svizzero Tschumi, gli americani Peter Eisenman e Frank Gehry.



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